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Roberto Mancini, per servire serve un miracolo: nessun giocatore pronto

Claudio Savelli
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La nuova Italia non esiste perché Roberto Mancini finora l'ha ignorata. E' una pretesa che fiorisca con la Turchia, serve tempo e l'unica notizia positiva di questi giorni è che di tempo ce n'è in abbondanza. Lo si diceva anche nel 2017 e in effetti quel tempo è stato sfruttato, almeno fino a Wembley. Mancini non ha intuito che quella notte non si era aperto un ciclo, bensì si era chiuso quello post-Ventura.
Sarebbe dovuto ripartire in modo diverso, schierando qui e là i giocatori scelti per l'amichevole in Turchia in modo da rinvigorire i campioni, mettendone in dubbio la titolarità, e scoprire nuovi talenti utili. Avrebbe così mescolato la futura Italia ad una versione vincente. Ora invece si ritrova obbligato a costruire su una sconfitta, con più paura che entusiasmo. $ normale che la Nazionale di Turchia non funzioni perfettamente in avvio. E che ci metta mezz' ora per occupare il campo con le giuste misure. $ una formazione nuova e acerba in cui i "vecchi" dimostrano che il loro tempo è terminato da qualche mese. Chiellini offre il massimo, per carità, ma questo massimo non è più all'altezza del livello mondiale: lo dimostra Under, che facilmente lo salta e infila un Donnarumma che rischia pericolosamente di perdersi, ad andare avanti così. Vale lo stesso per Acerbi, altro scudiero a fine corsa. De Sciglio e Biraghi sono gli unici rappresentanti della generazione di trentenni incompiuta, di livello quando non serve.
L'Italia insegue il gioco di un anno fa senza aver la stessa voglia di raggiungerlo. Non lo considera più un modo per rifarsi. La prestazione è diventata una stanca routine, qualcosa di noto e quindi noioso. Il primo dovere di Mancini è inserire una novità, una variante.
Meglio se impossibile, come lo era quella precedente che ha rivoluzionato cento annidi calcio in Italia. Deve farlo anche perché non ha molto altro. Cambiando gli addendi, si è ritrovato tra le mani una formazione di medio livello. Questa è, nulla di più. Lo dicono i titolari: solo uno gioca nelle prime tre della classifica ed è Tonali. Non a caso, uno dei migliori. Se si aggiunge la Juve, quarta, si arriva a tre, ma sono De Sciglio e Chiellini, presente e passato, di certo non il futuro.
Se queste sono le premesse, a Mancini viene chiesto un altro miracolo. Ha responsabilità nel fallimento mondiale ma ha ora diritto agli strumenti per ricostruire. Ad oggi non esistono, i giocatori per un nuovo rinascimento non sono pronti. Cinque anni fa lo erano, solo che venivano ignorati dalla gestione precedente. Mancini dovrà crearli, allenando la Nazionale come se fosse un club e schierando i migliori giovani prima che lo facciano i colleghi in campionato. Come aveva fatto con Zaniolo e in parte con Raspadori, che si sente in debito e infatti è stato il migliore con la Macedonia e con la Turchia segna due gol. Ha 22 anni, per il calcio non è giovane. Lo è solo per l'Italia. Solo cancellando anche questo cliché, Mancini ripartirà con il piede giusto. In tal caso, l'intero movimento lo farà solo di conseguenza, perché non può essere "causa" della ripartenza. 

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