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Uefa, spese limitate per il club: le nuove regole che possono stravolgere il calcio europeo

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Claudio Savelli
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La Uefa sostituisce il vecchio Fair Play Finanziario con una nuova versione adeguata ai tempi. Era ora: le regole che avrebbero dovuto garantire la stabilità economica dei club europei di calcio erano state introdotte nel lontano 2010 senza mai essere modificate in seguito, al netto di qualche piccola deroga post-pandemia. Come ha spiegato al Comitato Esecutivo il presidente Ceferin, non cambia il fine ma sarà diverso il mezzo. 

In sintesi, le novità riguardano tre pilastri: «solvibilità, stabilità e controllo dei costi». La più rilevante è l'ultima: «Sarà introdotto un limite alla spesa per stipendi, trasferimenti e commissioni degli agenti pari al 70% delle entrate del club». L'assunto su cui era basato il precedente modello, cioè spendi quanto guadagni, non era sufficiente perché non dava peso alle voci più sostanziose nei bilanci, cioè gli stipendi e le commissioni degli agenti. Ora sarà tutto compreso. Non è quindi un "salary cap" su modello americano. La differenza sostanziale è che se prima potevano spendere quanto incassavano, ora possono arrivare al 70% perché il restante 30% è il minimo indispensabile per far fronte alle spese di gestione.

Più che una "grande innovazione", si tratta di un dovuto (e tardivo) adeguamento al sistema e di un atto politico con cui la Uefa risponde al tentato golpe della Superlega, elevandosi di nuovo a garante del calcio sostenibile. Entrerà in vigore da giugno 2022, cioè l'indomani della chiusura dei bilanci della stagione in corso, e vivrà un periodo di transizione di tre anni, fino al 2025, quando sarà a pieno regime. Promette Ceferin che «le valutazioni saranno eseguite in modo tempestivo», per permettere alle società di conoscere i limiti entro i quali potranno agire in anticipo. Le punizioni prevederanno «comporteranno sanzioni pecuniarie o misure sportive predefinite», come è accaduto fino ad ora, ma queste ultime saranno preconfezionate in una tabella: niente più "settlement agreement", commissioni giudicanti o patteggiamenti, chi sgarra dovrebbe conoscere la pena.

Per quanto riguarda la "solvibilità", cioè la capacità di far fronte agli impegni finanziari assunti (quella che la pandemia con la crisi di liquidità ha messo a dura prova), «la regola sarà di non avere debiti scaduti». Questo «permetterà di dare una migliore protezione ai creditori» e quindi anche di attirarli. Per la stabilità, invece, cambierà poco rispetto al precedente sistema del "break-even", cioè il sostanziale pareggio di bilancio. Sarà sempre su base triennale (nel senso che la Uefa guarderà i conti di tre anni, non di uno solo) masi potrà sforare di 60 milioni contro i 30 previsti dal FFP. Si allargano quindi le maglie, il margine è doppio. Secondo la Bundesliga, dove molti club sono sostenuti dall'azionariato, è un favore ai club inglesi. Ma lo era già prima. Come a voler chiudere il precedente capitolo, cambierà nome in "Regolamento per le licenze dei club e la sostenibilità finanziaria", o qualcosa di simile da declinare in un acronimo per comodità, nella speranza che sia più efficace dell'ormai defunto FFP.

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