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Paolo Maldini e Massara rinnovano. Ma... Milan, il grosso rischio nell'immediato futuro

Claudio Brigliadori
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Telenovela finita: Paolo Maldini e Frederic Massara restano al Milan. Dopo un mese di trattative e nervosismo, è  ufficiale la permanenza dei due uomini-mercato rossoneri, entrati in rotta di collisione con il Fondo Elliott su ruoli e poteri. Nella serata di venerdì sono arrivate anche le firme, dopo aver sciolto con gli avvocati gli ultimi intoppi "solo formali".

 

 



Al fatidico "sì" si arriva, però, agli ultimi secondi e nella maniera più tumultuosa possibile. Il contratto di Maldini e Massara scadeva infatti il 30 giugno. Subito dopo lo scudetto, sembrava scontato un loro rinnovo. Rinviato a causa del passato di proprietà: gli arabi di Investcorp, sorpassati poi dagli americani di RedBird. Tutto congelato in società, con Elliott che manterrà però il 30% delle quote. E resterà, almeno fino a dicembre anche l'ad Ivan Gazidis, l'uomo del "miracolo-conti". E qua nasce il problema. 

Jerry Cardinale, l'uomo di Red Bird, aveva incontrato Maldini rassicurando tutti sul suo ruolo. Ma sui conti né lui né i Singer intendono derogare: Maldini, che ha pubblicamente chiesto investimenti importanti per fare il salto di qualità non solo in Italia ma anche in Champions, non potrà avere "le chiavi in mano" per il calciomercato. E il budget, giocoforza, sarà ancora limitato (si parlava di 50 milioni, mai confermati ovviamente): nessuna spesa pazza, acquisti pesanti arriveranno solo in caso di cessioni altrettanto pesanti.

 

 

 

 

Su questo punto Maldini e Massara si sarebbero sentiti a lungo "presi in giro", sicuramente delusi. Aspettative di crescita frustrate in nome del bilancio, perché anche a fronte di una cessione di quote con rilevante plusvalenza per Elliott, il Milan resta un club non paragonabile, per potenza di fuoco finanziaria, a Psg o inglesi. Maldini e Massara, dunque, rimarranno accettando di partire ancora una volta a fari spenti, magari dietro Inter e Juventus protagoniste di botti sul mercato del nome di Lukaku, Pogba o Di Maria. Sfida affascinante, certo, ma rischiosa. Soprattutto se si fosse incrinata la solidità granitica squadra-società che ha portato al clamoroso 19esimo titolo. Era solo un mese fa, sembra un'altra era.

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