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Kate Middleton a Wimbledon, "gira una voce sui russi": caso internazionale

Leonardo Iannacci
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Il traffico verso Church Road è la cosa meno amabile di Wimbledon. Tutto il resto, dietro quel magico cancello in ferro battuto, è poesia. Non solo per chi ama il tennis o le impareggiabili fragole con panna. Qui si entra nella cattedrale dei gesti che Gianni Clerici decantava e Paolo Bertolucci chiosa per Sky Sport. Per l'ineffabile "Pasta Kid" Wimbledon resta un'icona.

 

 

 

 

Paolo, cosa ha di speciale questo torneo?
«La sua storia centenaria, il mito, le magliette bianche... Anche se quest' anno mi ha fatto parecchio arrabbiare la decisione di non aver accettato in gara i tennisti russi. Fatto che ha portato a togliere i punti Atp al torneo. Uno scandalo. In compenso, stranamente, il montepremi è passato a 42 milioni di sterline con un aumento del 14% rispetto al 2021».
Tra l'altro stiamo assistendo a un'edizione particolare. Il Covid incombe e Berrettini ha rimandato l'idea di sbancare il Centre Court... 
«Ha fatto una cosa saggia. Avrebbe forse dovuto nascondere la sua positività? La contaminazione, negli spogliatoi, sarebbe stata immediata. Poi non si possono giocare tre set su cinque se si ha il Covid. Berrettini è stato onesto. Forse non tutti l'avrebbero fatto».
Ti riferisci a Djokovic? 
«Quello è un discorso più complesso. Nole è un no-vax convinto, scelta che io non condivido e che Nole pagherà saltando gli Us Open dopo quelli d'Australia».
Possibilità che Nole non vinca questo Wimbledon? 
«Poche. Sta andando come un jet. Pronto a vincere il suo quarto Championship di fila».
E veniamo a Sinner: sta crescendo con il nuovo coach Cahill o è soltanto un'impressione? 
«Consideriamo che ha vinto le sue prime partite sull'erba. Due facili, una più complicata con Isner. Jannik deve continuare a mettere cilindrata nel suo fisico. E migliorare nel servizio, a rete, nei tagli».
E oggi ha Alcaraz di fronte. Un compito proibitivo? 
«Difficile, questo sì. Nel gioco dello spagnolo non intravedo, sul piano tecnico, punti deboli. Serve bene, risponde meglio, a rete è un gatto, fisicamente un toro e tatticamente una volpe. Sinner è alla sua prova del nove».
 

 

 

 

Lo scandalo di questo torneo? 
«Aver assegnato la testa di serie numero 3 a Ruud, uscito al secondo turno. Qualcuno non capisce molto di tennis».
Secondo te perché i russi sono stati messi al bando?  
«È stata una follia che ha messo alla porta 21 atleti, tra uomini e donne. Ma gira una voce curiosa su questa esclusione».
Ovvero?
«Kate Middleton, la moglie del principe William, premia il vincitore del torneo. Sembra che l'imbarazzo di consegnare la coppa del vincitore a un atleta russo, mentre la guerra incombe, sarebbe stato eccessivo per un membro della famiglia reale. Da qui le esclusioni».
E il sindacato giocatori? Non sarebbe dovuto venire in soccorso degli atleti russi esclusi?
«Infatti. Nel 1973, a Wimbledon, fummo protagonisti di un boicottaggio di massa del torneo. Ottantuno di noi rifiutarono di partecipare per protesta contro l'associazione mondiale che aveva sospeso Pilic. Oggi, per il diktat verso Medvedev e compagni, nessuno ha fiatato. Il prize money, forse, ha fatto la differenza».
Paolo, a 71 anni come va il tuo celeberrimo Braccio d'Oro?
«E chi lo sa? Chi gioca più? Il tennis fa malissimo... Scherzo!».

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