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Jannik Sinner e Ferrari, la magia del Regno Unito: che cosa c'è dietro?

Claudio Savelli
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Peccato che non tocchi all'Inghilterra organizzare tutti i grandi eventi sportivi di questo mondo. Probabilmente li vinceremmo tutti noi. Un anno dopo la magica combinazione Wembley-Wimbledon, quando la Nazionale trionfò agli Europei poco dopo la storica finale (persa, ma vabbè) di Berrettini sul prato verde più famoso al mondo, la storia si ripete, seppur in tono (per il momento) minore. Stavolta è l'asfalto di Silverstone a regalare alla Ferrari il Gran Premio della possibile riscossa- la potenza c'è, l'affidabilità e la strategia un po' meno - poco prima che Jannik Sinner si divori l'erba del centrale e Alcaraz, suo rivale designato dal destino, un po' come Federer fu per Nadal e viceversa.

L'Inghilterra porta ossigeno agli atleti per le imprese azzurre. Quelle di ieri sono ancora incompiute, non offrono trofei né trionfi definitivi, ma hanno il buon sapore di riscossa e futuro perché premiano due "gregari", due riserve, due seconde linee. Lo è Sainz per Leclerc, che giustamente rosica per la strategia della Rossa che premia il compagno spagnolo nella giornata in cui Verstappen perde terreno e punti, e lo è Sinner rispetto all'assente Berrettini, se è vero che sull'erba nel circuito Atp non aveva mai raccolto un successo. Vince un gran premio per la prima volta Sainz e per la prima volta Sinner giocherà i quarti a Londra, con l'orizzonte sempre più limpido verso gli atti finali: avanti così. 

L'altra variabile fortunata dei successi domenicali azzurri è la Spagna. Peccato che il destino se ne accorga e decida di ridistribuire la felicità a discapito del Settebello. Il titolo mondiale di pallanuoto va infatti agli iberici per un maledetto rigore, dopo che Jannik batteva il suo alter ego spagnolo e la Ferrari trionfava con il madrileno Sainz.

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