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C'è un "nuovo" Monza: il Como ha preso un campione (stellare) per arrivare in Serie A

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Claudio Savelli
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Cesc Fabregas al Como è uno di quegli affari a cui non credi nemmeno se li vedi. Oppure a cui credi quando vedi il giocatore in campo: in molti casi, il campione assomiglia molto, pure troppo, ad un ex. Con Fabregas il rischio è concreto visto che è reduce da un anno al Monaco con appena cinque apparizioni in prima squadra, per un totale di 117' ufficiali, poco più di una gara intera. A queste presenze ne va aggiunta una da 42' nella formazione riserve, a conferma che il declino dello spagnolo, che vanta più di 700 partite tra i professionisti, 14 titoli con i club tra Arsenal, Barcellona e Chelsea, una Coppa del Mondo e due Europei con la Spagna, è ormai avviato. Il Como, invece, è in piena ascesa: ecco il paradosso, ma gli opposti si attraggono. L'idea è di Wise, ex calciatore di Premier e della nazionale inglese e ora responsabile dell'area tecnica della società lariana. La direzione sportiva è affidata invece a Carlalberto Ludi, un intenditore di promozioni impossibili visto che fu protagonista della scalata del Novara in A nel 2011. L'intersezione dei due mondi sta per trasformare la follia in realtà: lo spagnolo firmerà un biennale nei prossimi giorni.

 

 


PROPRIETÀ INDONESIANA La proprietà indonesiana ha approvato perché si è resa conto della necessità di alzare l'entusiasmo della piazza, derogando dall'assoluto pragmatismo finanziario: finora i due fratelli Hartono, Robert e Michael, miliardari da 20,5 e 19,7 miliardi di dollari di patrimonio, non hanno forgiato il mercato. La spesa per i giocatori dal 2019, annata di acquisto della società reduce dal fallimento, a oggi è infatti pari a 50 mila euro spesi per Kabashi dal Renate. Pur avendo disponibilità, i proprietari indonesiani hanno imposto un processo di lenta crescita, credendo che sia più solido e duraturo. Lo scorso anno, infatti, hanno pensato bene di consolidare la serie B anziché tentare l'assalto alla massima categoria: il risultato è stato un buon 13esimo posto senza patemi. Ora rilanciano, pur senza follie.

 

 


L'ormai 35enne Fabregas, infatti, non è uno strappo alla regola del risparmio perché è svincolato e firmerà a meno di un milione a stagione, alleggerito dal Decreto Crescita. In cambio la promessa è avviarne la carriera da allenatore in Italia, dove Cesc preferisce cominciare. Quella del Como però è di certo un'eccezione alla lucidità del calcio d'oggi, dove tutte le big sono attente ai bilanci più che ai sogni dei tifosi. Le vecchie, grandi e pazze idee abitano le piccole d'oggi, come dimostra Galliani con il Monza. Il Como sembra volerne ricalcare il modello, seppur in tono minore, evitando l'esagerazione che impedì il salto ai brianzoli di Balotelli e Boateng due anni fa. Il nuovo vento spinge la Lombardia, regione alla conquista della serie A: è popolata da ben cinque squadre lombarde (a Milan, Inter e Atalanta si sono infatti aggregate Monza e Cremonese) e due, Como e Brescia, puntano ad aggiungersi. Solo nel 1951 furono di più, per la precisione sei (le milanesi, la Dea, Legnano, Pro Patria e, destino vuole, il Como). Se queste sono le premesse, il record può essere ritoccato.

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