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Inter, Gosens ora è riserva: esplode il caso, cosa sta succedendo

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Claudio Savelli
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L'Inter non ha dubbi su Robin Gosens, altrimenti non avrebbe appoggiato su di lui una fiche da 15 milioni più 10 di bonus che, in questi tempi di magra, assomiglia ad un all-in. E sarebbe intervenuta in estate, ingaggiando un esterno sinistro piuttosto che un destro come Bellanova. I dubbi sono di chi osserva da fuori e ha visto il Gosens nerazzurro lontano parente di quello atalantino: tornerà un uomo da 20 gol e 14 assist in due stagioni meritevole di maglia da titolare nella nazionale tedesca? L'Inter pensa di sì ma non ha fretta di avere ragione. È consapevole che l'infortunio del tedesco sia stato mal gestito e abbia pesato su un fisico possente. Serve tempo e verrà concesso, anche perché i segnali in allenamento sono positivi: il tono muscolare del bicipite femorale destro, vittima dello stiramento datato 29 settembre 2021 (Atalanta-Young Boys di Champions) e della ricaduta del 29 novembre (due mesi esatti dopo, quando stava per rientrare in campo), è tornato al livello del sinistro. Manca solo il ritmo partita e la continuità che ha contraddistinto la carriera di Gosens, uno che più gioca, più entra in forma:nelle due stagioni da titolare assoluto nell'Atalanta è andato oltre quota 3mila minuti a stagione (3372' nel 2019/20 e 3525' nel 2020/21) e prima dell'infortunio era a 552' in 7 gare.

 

 

 

 

L'INFORTUNIO Gosens non è tornato in sé perché non ne ha ancora avuto la possibilità. Racimolare minuti a discapito del Perisic della scorsa stagione era impossibile perché questi era all'apice del suo splendore mentre Robin era al minimo, in ripresa dopo cinque mesi di inattività. È per via di questi ultimi che il prezzo dell'Atalanta sembrava un saldo invernale, visto che prima dell'infortunio veniva valutato 35 milioni. La fretta nel rivedere il miglior Gosens è quindi esterna all'Inter, figlia di una pretesa superficiale: si cerca in Robin un nuovo Perisic solo perché l'Inter lo ha acquistato per raccoglierne l'eredità, ma sono due giocatori completamente diversi. Se Perisic era una fonte di duelli e di gioco, Gosens è un terminale. Se il croato portava l'Inter a sovraccaricare il lato sinistro, il tedesco si esalta quando la costruzione avviene sull'altra fascia. Ecco allora il potenziale problema dell'Inter, se così si può definire: Gosens e Dumfries sono simili, nessuno dei due è Perisic e entrambi avrebbero bisogno di quest' ultimo come dirimpettaio sulla corsia opposta.

 

 

 

 

NESSUN ERRORE Dunque acquistare Gosens è stato un errore? Negativo. Le caratteristiche erano arcinote ai dirigenti e a Inzaghi, che infatti ha preparato nuovi meccanismi per ricostruire un mosaico perfetto. Per guadagnare tempo ha intanto alzato il raggio d'azione di Dimarco, riproponendolo da quinto nell'ultima parte della sfida al Lecce e con buone probabilità titolare contro lo Spezia (20.45, diretta Dazn e Sky, di fronte ad oltre 70mila spettatori al Meazza), almeno stando all'allenamento di rifinitura ("Recuperato D'Ambrosio, assente Mkhitaryan") a cui ha assistito anche il presidente Zhang. Contemporaneamente Marotta e Ausilio ricevevano l'offerta del Psg per Skriniar, la seconda dopo un mese e mezzo di silenzio: 50 milioni più 5 di bonus, praticamente identica alla prima. Una presa in giro per il club che, in risposta, ha comunicato allo slovacco che il rinnovo alle cifre dei Brozovic, Lautaro e Barella (6 milioni all'anno) è nella stampante. Visti i tempi e il contesto economico, la permanenza di Skriniar vale come un grande acquisto. Il ritorno del Gosens dei tempi d'oro, pure. Per il primo è servita pazienza nella gestione del mercato, per il secondo serve pazienza nella gestione del recupero. Non è forse questa la virtù dei forti?

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