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Aldo Ferrara, pugile a 100 anni: i segreti dell'ex 007 e agente dell'Fbi

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Michele Focarete
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Un secolo. Quasi tutto dedicato al pugilato. E sì perché Aldo Ferrara, classe 1922, domani 19 settembre spegne cento candeline. Ed è stato pugile, arbitro e giudice. Su un ring che lo ha visto protagonista da sempre. Ma è stato anche generale dei bersaglieri, agente segreto del Sim (servizi informativi militari), e persino dell'Fbi. Con un unico filo conduttore: lo sport. Ancora oggi le sue giornate sono sempre piene di impegni e non trascura naturalmente la palestra. «Ma non mi toccate la pennichella di due ore dopo pranzo». E poi vuole dirci cosa mangia, come ricetta per tutti, per campare più a lungo. «Sveglia alle 7. Quattro fette biscottate con il tè. E a seguire una tazza di caffè doppio. Cinquanta grammi di pasta al pomodoro a pranzo e a cena. Pesce e insalata o carne bianca e insalata. Un frutto di stagione. Solo alla domenica mi concedo il dolce: un babà al rum».

Aldo vive a Lucrino, una frazione del comune di Pozzuoli, in Campania. È vedovo dal 2003. Ha avuto due mogli e tre figlie. I suoi sette fratelli sono tutti deceduti, ma gli sono rimasti 33 tra nipoti e pronipoti. $ un nonno bionico: ci vede bene, ha un ottimo appetito e guida una vecchia Panda che «adesso però devo cambiare con una Ibrida, perché questa non tiene il servosterzo».

Ha vissuto in prima linea il secondo confluito mondiale, la difficile ripresa, l'avvento della Repubblica, il boom economico degli anni Ottanta e Novanta, il nuovo millennio. «Il segreto? Sono tranquillo, ho ridotto il fumo a cinque Marlboro al giorno, mangio tutte cose sane e mi alleno ancora: qualche esercizio, un po' di pesi leggeri e mezz' ora di tapis roulant».

LA MORTE PUÒ ATTENDERE
Lo sport è la sua politica. Ma ricorda anche i tempi bui della Guerra. «Nel 1940, mi diplomai e decisi di partire volontario, come sottotenente di complemento. Giorni durissimi e tra quegli orrori divenni uomo. Cinque anni lontano da casa, anche in Russia, soffrendo fame e sete. Il mio pranzo di Natale del 1941 fu un quarto di galletta e un paio di bicchieri di acqua salmastra. Sono stato fortunato a non morire». Un episodio su tutti. «Sempre nel '41, in Africa settentrionale fummo accerchiati. Trovai una buca profonda dove volevo rifugiarmi, ma il comandante mi disse che ero troppo fuori dal caposaldo e che dovevo arretrare di almeno 30 metri. Eseguii l'ordine e fu la mia salvezza perché quella fossa fu colpita in pieno e persero la vita il barbiere e il ciabattino del reggimento che si erano nascosti proprio lì».

Per il suo impegno gli diedero la croce al valore militare, una medaglia d'argento e una di bronzo. Al rientro si è laureato in Economia e commercio, scienze motorie e pedagogie. Nel '43 aveva collaborato con i servizi segreti militari e a guerra finita un paio d'anni con l'Fbi, di cui conserva ancora il distintivo e il berretto ufficiale. «Nell'Fbi entrai grazie a mia nipote sposata con un ufficiale della polizia americana. Facevo l'infiltrato in una banda di italo-americani che spacciavano droga. Ne feci arrestare due».

Da allora c'è chi lo chiama Serpico. Altri 'o presidente. Altri ancora 'o generale. Non può però non parlare di pugilato, la sua grande passione, e dei tanti incontri, dei suoi allievi che gli sono affezionati «perché non sono mai stato una carogna».

RUOLI
È il più anziano tesserato della Federazione Pugilistica Italiana, e per questa disciplina dal 1937 ha ricoperto diversi ruoli. «Ricordo con piacere quando fui giudice nella rivincita del titolo mondiale tra Benvenuti e Mazzinghi. Forse sono l'unico ad aver arbitrato ben 50 titoli professionistici tra italiani e europei. Sono stato 15 volte arbitro e giudice unico. Ho visto combattere D'Agata, Loi, Vecchiato, Cavicchi. Ma anche il grande Cassius Clay nella semifinale dei mediomassimi alle Olimpiadi del '60». E ancora premi al merito. Tantissimi. Quasi una leggenda che festeggia il compleanno ogni dieci anni «per scaramanzia». 

L'ultimo è stato infatti in occasione dei 90 anni e quindi adesso gli tocca. «Quando saranno 110 - dice con un largo sorriso - organizzerò una festicciola con pochi amici. Solo babà annaffiati da fiumi di Falanghina». Intanto si sistema il papillon e conta gli invitati che hanno detto sì alla grande kermesse che si terrà all'Hotel Vittoria nel cuore di Pompei: gli ex e non presidenti della Federazione, pugili, amici, allievi e una quarantina di familiari. Almeno 250 persone a dire auguri a 'o presidente.

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