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Juve, "Agnelli a un passo dall'arresto": questa è la bomba atomica

Marco Bardesono
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La classifica per la Juventus non è granché e in un momento difficile per la squadra, sui vertici della società si abbatte anche la scure della giustizia. Infatti ieri la procura di Torino ha chiuso la maxi inchiesta sui presunti falsi in bilancio, confermando l'iscrizione sul registro degli indagati dei vertici dell'attuale cda: Andrea Agnelli, Pavel Nedved, Maurizio Arrivabene, a cui si aggiunge quello di Francesco Roncaglio (non presente nella prima fase dell'indagine). Tra l'altro la procura, si scopre dalle carte giudiziarie, aveva chiesto l'emissione di alcune misure cautelari, come gli arresti domiciliari per il presidente bianconero Andrea Agnelli (ma non per Nedved e Arrivabene), poi negate dal Gip. Tra i nuovi indagati ci sono anche i rappresentanti del collegio sindacale e di alcuni revisori dei conti.

 

 


Nella lista, come già emerso alcuni mesi fa, compaiono anche i nomi di Fabio Paratici, Marco Giovanni Re, Stefano Bertola, Stefano Cerrato e Cesare Gabbasio. L'inchiesta era nata nell'estate del 2021 dopo alcuni blitz della Finanza nelle sedi della società bianconera. I reati, contestati dai pm Mario Bendoni, Ciro Santoriello e dall'aggiunto Marco Gianoglio, sono «il falso nelle comunicazioni sociali e le false comunicazioni rivolte al mercato», considerando che la Juventus è una società quotata in Borsa. Gli anni in cui sarebbero stati commessi i reati, che corrispondono alle approvazioni di bilanci "sospetti", sono il 2019, 2020 e 2021. «Alterazione delle poste di bilancio e dei risultati di esercizio», è l'accusa mossa dalla procura ai vertici della società. Falsificazioni che sarebbero, secondo i pm, «conseguenza, in primo luogo, di un anomalo ricorso ad operazioni di scambio dei diritti alle prestazioni sportive di un elevato numero di atleti».
 

 

 

 

LE INTERCETTAZIONI
Le operazioni «di scambio», contesta la procura, «non generando flussi finanziari di sorta» risulterebbero «concluse a valori stabiliti dalle parti, in modo arbitrario e con lo scopo di far fronte alle necessità di bilancio del momento». Tali operazioni, sostengono i magistrati, «sono fittizie». Lo proverebbero le intercettazioni finite nel mirino dei pm durante le indagini. Generando plusvalenze, la Juve avrebbe alterato i risultati di bilancio. Ma le accuse mosse alla società non sono finite. Ci sarebbero anche le cosiddette «manovre stipendi», ad arricchire la maxi indagine: «sussistono infatti elementi concreti- scrive la procuratrice di Torino Anna Maria Loreto- per ritenere che, con riguardo alla prima manovra stipendi della stagione sportiva 2019-2020, i calciatori, in accordo con la società, abbiano rinunciato a percepire in concomitanza con la pandemia da Covid, una sola mensilità e non 4, come invece comunicato dalla Juve nel marzo del 2020». Le restanti tre mensilità sarebbero state soltanto "differite", più in là.


La seconda "manovra stipendi" della stagione sportiva 2020-2021 riguarda «accordi individuali di riduzione stipendiale per le mensilità marzo-giugno 2021, con contestuale integrazione, subordinata alla permanenza del calciatore interessato a una certa data». Tra i documenti "segreti" sequestrati dalla Finanza, c'erano anche quelli relativi agli stipendi dei calciatori, nessuno dei quali, però, almeno allo stato dei fatti, risulta sotto inchiesta.

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