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Qatar 2022, un disastro mondiale? Quel grave sospetto sul pallone

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Giampiero De Chiara
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Quando si era piccoli e si giocava a pallone sul prato di un giardino o sotto casa, non si era quasi mai undici contro undici. Spesso così si creava il ruolo del "portiere volante": cioè colui che pur difendendo la porta era libero di giostrare in tutte le parti dell'improvvisato campo da calcio. Al Mondiale in Qatar tutto è ovviamente professionale e nemmeno lontanamente paragonabile a quei ricordi, ma invece del portiere volante c'è il "pallone volante". Così lo ha soprannominato Gianluca Torre, un blogger esperto di football, che sui social è stato uno dei primi a notare, nel silenzio generale dei media, come il pallone dei campionati non sia affatto il migliore possibile per una manifestazione del genere. Non è la prima volta che succede, già ai Mondiali in Sudafrica, nel 2010, ci fu il "mitico" Jabulani che cambiava traiettoria un po' come il vecchio SuperTele con cui tanti appassionati di calcio sono cresciuti. Ma a conferma di quello che Antonio Torre da giorni sta denunciando ci sono anche i numeri. Dei 41 gol finora segnati in Qatar nessuno è stato realizzato da fuori area.
 

 

 

MANCANZE TECNICHE
Un dato sorprendente che è possibile spiegare proprio con certe mancanze tecniche. Il pallone Al Rihla, che in arabo significa "viaggio", è il 14° che l'Adidas porta in una Coppa del Mondo. L'intento, oltreché economico e sportivo, è anche umanitario. Sono state promosse iniziative di inclusione e uguaglianza. Il ricavato delle vendite (dai 15 ai 150 euro il costo della sfera) sarà donato ai progetti Common Goal e Football Collective che si impegnano per le pari opportunità, i diritti e le questioni sociali. Al Rihla, tra l'altro, è altamente tecnologico, progettato per migliorare la rapidità di gioco e la precisione dei tiri: così è stato presentato. Il disegno e i motivi sono ispirati all'architettura dei palazzi e alle linee delle imbarcazioni tipiche del Qatar con le sfumature che riprendono la bandiera nazionale e i colori della Fifa. La costruzione è eco sostenibile. È infatti il primo pallone ufficiale a utilizzare esclusivamente inchiostri e colle a base d'acqua. La superficie esterna è composta da 20 pannelli in poliuretano. Ma i numeri non mentono e sono lì ad evidenziare che tutte queste belle idee non sono in sintonia con quello che un vero pallone da calcio debba ssere facile da usare e, in qualche modo, incentivare lo spettacolo in campo. Ed ecco che, per esempio, in Arabia Saudita-Argentina, si sono visti due campioni del calibro di Messi e Di Maria non riuscire a fare tre passaggi di fila giusti. O come il campione belga De Bruyne, re degli assist, fallire miseramente contro il Canada proprio nella sua specialità migliore. Agatha Christie scriveva, «un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova». Così se si uniscono le manchevolezze di alcuni grandi campioni in campo, al fatto che ancora nessuna rete sia stata realizzata da fuori area, si può sospettare che qualcosa in Al Rihla non funzioni. Ma di questo fondamentale dato tecnico non se ne è discusso. Almeno fino a ieri, quando, nell'intervallo di Svizzera-Camerun l'ex calciatore Antonio DiGennaro, oggi commentatore Rai, ha spiegato che, «questo pallone va molto veloce: il Tango era un'altra cosa», facendo riferimento alla sfera Adidas usata ai Mondiali dal 1978 fino al 1998.

 

 

 

DIFFERENZE EVIDENTI
Le differenze sono evidenti ed è proprio Gianluca Torre, sul suo profilo twitter, a farle notare. «Non cambia direzione. Va a velocità supersonica, tende ad alzarsi e a non scendere più. Prende velocità nella gittata, ma poi va giocato basso e sui piedi. Inoltre è difficile il lancio profondo, il controllo è problematico ed è troppo leggero». Una analisi precisa e dettagliata che però è rimasta isolata. Nessuno lo ha notato o ha voluto farlo notare. La narrazione si è spostata sui diritti civili, sulla fascia da capitano arcobaleno One Love, temi per nulla tecnici. Mentre sul "pallone volante" nessuna discussione o polemica. Una sfera che vedremo in tutte le partite della fase a gironi e a eliminazione diretta, ma non in finale. Li ci sarà un suo "gemello": Al Hilm che significa "il sogno". E chissà se il vero sogno non sarà quello di vedere, almeno nella finalissima, un bel tiro da lontano insaccarsi sotto al "sette". 

Ascolta "La notte maledetta di Martin Palermo" su Spreaker.

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