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Gianluca Vialli-choc, "fitta alla gamba": come è iniziato il dramma

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Gianluca Vialli come è noto sta lottando contro il tumore al pancreas che da qualche anno non gli dà tregua. L'ex campione di Sampdoria e Juventus è ricoverato in una clinica di Londra dove si sta sottoponendo a un ciclo di cure che di fatto stanno debilitando (e non poco) il suo corpo. Come vi abbiamo raccontato in queste settimane, Vialli è circondato nella capitale britannica dagli affetti più importanti: la madre che è volata a Londra nei giorni scorsi, dalla moglie, dalle figlie, dalla sorella Mila e anche dall'amico di sempre Massimo Mauro.

Ma per capire contro cosa sta combattendo Gianluca Vialli, bisogna fare un passo indietro e riprendere il racconto che lui stesso fece di questa malattia in un libro "Goals" edito da Mondadori nel 2018. Un estratto di quel racconto è stato riproposto recentemente dal quotidiano ilDomani. A quanto pare tutto è stato scoperto per caso, come racconta lo stesso Vialli: "Mentre facevo con la mia fisioterapista un certo esercizio per i glutei, ho sentito una fitta alla gamba, come se avessi un cane che mi mordeva il polpaccio. Nervo sciatico, mi hanno detto, niente di cui preoccuparsi. Forse no, ma ho passato sei settimane senza quasi riuscire a dormire, ho perso peso e buon umore. C’è voluta una risonanza per scovare un’ernia appollaiata sopra al nervo, una cosa che per i dottori si poteva risolvere con un piccolo intervento, e allora avanti, facciamolo. Ma, dopo, i morsi non smettono. Così passo a una terapia in cui si inietta nella zona infiammata un gas che è una combinazione di ossigeno e ozono. E ancora niente".

 

 

A questo punto c'è la telefonata a Gigi Buffon per avere il nome di un bravo ortopedico: "i passa il nome di un gigante dell’ortopedia di Milano. Lo chiamo e prendo appuntamento per il lunedì, subito dopo il mio consueto weekend negli studi di Sky. Gli consegno gli esami, lui mi guarda dritto negli occhi e mi propone un’alternativa: un’operazione, subito, in anestesia totale; oppure aspettare sei settimane sperando che l’ernia rientri per conto suo. Scelgo l’operazione, mi lascio addormentare, e già il giorno dopo sono di nuovo a Londra, anche se in clinica mi avevano raccomandato almeno tre giorni di degenza. Mia moglie mi dice che sono matto. E io, per la prima volta in vita mia, mi sento così. Diverso. Svuotato, senza fiducia, piango senza motivo. Provo a camminare, ma è dannatamente difficile. Tanto difficile da sentirsi finiti". Ed è in questo esatto momento che quel dolore si fa più aggressivo: "Sono carico di farmaci di cui non ricordo nemmeno il nome e poi, una notte, una settimana dopo l’operazione alla schiena, sento i crampi allo stomaco, vomito, e da quel giorno smetto di mangiare, in preda alla nausea. Succhio liquirizia, che dicono aiuti, ma l’unico risultato che vedo, nel bagno, è un getto sempre più scuro. Denso".

 

 

Vialli è preoccupato e a questo punto arriva la conferma della notizia più temuta: "La risposta me la dà la risonanza magnetica: ferma tutto, Luca. Hai un cancro al pancreas. Quando me lo dicono io ancora non lo so che è uno dei più gravi, ma lo capisco da come il dottore soffia le parole fuori dalle labbra: 'Ci sono buone possibilità'. Buone possibilità di cosa? Mi chiedo. E, quando lo capisco, io che fino a quel momento della mia vita da atleta non sapevo niente di malattie, biopsie, pet-scan, di linfonodi e liquidi di contrasto, mi sento perduto. Alla prima biopsia che faccio, il tecnico la butta lì: 'Io non vedo niente, sai? Forse è benigno'. Allora lo abbraccio e lui ride, imbarazzato. Questo è davvero il colmo per un interista: essere abbracciato da Gianluca Vialli! Ma il mio tecnico preferito, purtroppo, si sbaglia. Non è benigno". Ora è il momento più duro. E questo racconto di qualche anni fa è tremendamente attuale.

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