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Ultras violenti sull'A1? Ora metodo Thatcher: tolleranza zero

Luca Beatrice
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Ogni qualvolta la cronaca riferisce un episodio di violenza causato dagli ultrà ci scappa il riferimento all'era Thatcher. Sul punto di essere travolto dalla violenza, il calcio inglese, con l'aiuto della società civile e della politica, riuscì già nei tardi anni '80 ad affrontare e risolvere il problema con strumenti efficaci e legali. In poche stagioni gli holligans furono pressoché estirpati dagli stadi e oggi assistere a una partita di Premier League equivale a godersi uno spettacolo senza rischi e pericoli.

 

 

 

Va detto che anche in Italia la situazioneda oltre un decennio è migliorata, dopo l'istituzione del decreto Maroni che prevede i biglietti nominali e il daspo per i violenti, ma non è finito quel sistema sotterraneo di ricatti e pressioni alle società da parte dei famigerati curvaioli. O fate come vogliamo noi oppure smettiamo di fare il tifo (come accade allo Juventus Stadium) e, alla peggio, mettiamo su un bel casino. Le curve continuano a essere territorio franco, non tanto per gli slogan razzisti e discriminatori fortunatamente meno frequenti, quanto perché non esistono regole di alcun tipo, lo spaccio avviene indisturbato, i contatti con la malavita organizzata anche e nonostante il tentativo da parte delle forze dell'ordine di schedare gli elementi peggiori e tenerli lontani il bubbone resta.

 

 

 

MODELLI DELEGITTIMATI

Quanto accaduto ieri sull'A1 teatro di scontri tra circa 300 ultrà della Roma e del Napoli, diretti a nord per le partite con il Milan e la Sampdoria, è fatto grave perché sembra covare il risveglio di quelle frange più estreme che non si fermano tanto facilmente. La sensazione è che non basti dotare le forze dell'ordine di maggior potere, quando poi si deve fare i conti con modelli di rappresentazione ampiamente legittimati nella società contemporanea. Il bullo rap che nei suoi "versi" parla di bamba, donne ridotte a oggetto, ti spacco di qua, ti rompo di là, molto amato da un pubblico giovane e piuttosto ignorante che poi se lo ritrova a Sanremo mezzo ripulito.
La mitizzazione dell'ultrà caduto, manco si dovesse celebrarne il valore etico e morale, con striscioni "a cielo aperto" inneggianti a delinquenti, spacciatori e tossici. L'estetica dell'antagonista a tutti i costi, non più spinto dall'ideologia ma dall'apoteosi del disordine e del caos.

 

OBSOLETI

Nel calcio non possiamo più permetterci l'io diviso, o commemori Sinisa e Vialli o spacchi tutto all'autogrill. Unico sistema, divieto permanente di ingresso agli impianti, dalla serie A ai tornei di quartiere. Non ci saranno più le curve e gli ultrà negli stadi? Hanno finito il loro ciclo, possiamo tranquillamente farne a meno.

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