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La Dea ci insegna che l'Italia può essere un Paese per giovani

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Claudio Savelli
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Rasmus Hojlund chi? Era la domanda che si ponevano i tifosi dell'Atalanta in estate, quando il club annunciava l'acquisto di questo sconosciuto danese. Risposta: Hojlund, quello forte. Ora tocca a tutti gli altri tifosi chiedersi perché non è stato ingaggiato dalla loro squadra del cuore. Si dirà che non c'erano i soldi e in effetti Hojlund non è arrivato gratis a Bergamo. Per lui sono stati sborsati ben 17 milioni allo Sturm Graz. Mica poco per un 19enne che giocava in Austria. Mica tanto per la dirigenza nerazzurra, che aveva da tempo sulla scrivania un pacco di fogli fitti di ottime referenze sul ragazzo. Non era l'unica: tanti altri club in Europa lo desideravano ma nessuno ha affondato il colpo.

 


È vero, 17 milioni di questi tempi sono tanti per i club italiani ma non sono troppi per chi sa vendere. L'Atalanta è capace e, con i soldi delle cessioni, è tornata ad investire sui giovani di valore come faceva all'inizio del ciclo di Gasperini. Sta tornando alle origini: in rosa pochi calciatori ma buoni. Perché se ne hai troppi i giovani giocano meno e marciscono. Hojlund non era così concreto tre mesi fa, quando assaggiava la serie A per la prima volta. Non è migliorato perché è passato del tempo ma perché nel frattempo è stato in campo. Ha giocato. Il tempo è una scusa degli allenatori che non hanno coraggio e pensano che un ventenne sia troppo giovane per il grande calcio. I soldi, invece, sono un alibi dei dirigenti poco creativi. Gasperini si domandava come mai Hojlund fosse allo Strum Graz, nella periferia del grande calcio. La risposta è che l'Italia è un paese per vecchi, salvo eccezioni.

 


Eccezioni come l'Atalanta - ma anche il Lecce che si arrampica in classifica con la rosa più giovane della serie A. Diciannove anni ha pure Scalvini, progetto di fuoriclasse. Non sono stati spesi soldi per lui? Anche il tempo, la competenza e la dedizione di tutti i tecnici del settore giovanile sono denaro. Per queste virtù, si spendono quattrini. Poi bisogna contare su un primo allenatore che sa individuare il talento e contestualizzarlo nella squadra in modo da non bruciarlo. Gasperini è questo tipo di tecnico e lo sa. Quando gli fanno notare che Scalvini («Sono grato al mister») è l'ennesimo dei suoi "figli calcistici" si commuove e spiega che «lanciare talenti è la più grande soddisfazione della carriera».


Sta giocando con continuità anche Ruggeri, 20enne, come ha fatto il 21enne Okoli per buona parte del girone d'andata. Loro sono giovani, non Lookman e Boga. Se continuiamo a pensare che a 25-26 anni sei un diamante grezzo, resteremo indietro rispetto al resto del mondo. Anche Mourinho sta portando valore alla Roma ben oltre i trofei o i posizionamenti. Non sarà contento dei piani della società ma intanto costruisce per lei un patrimonio: più di un report segnala Zalewski (20 anni) trai migliori prospetti al mondo, Bove (20) parte titolare per la prima volta contro la Fiorentina, Tahirovic (19) lo aveva già fatto "in prestito" dalla Primavera. Solo moltiplicando queste eccezioni cambierà la regola. 

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