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Juve, Luciano Moggi: "Io a bordocampo? Gravina, manca solo la fucilazione"

Luciano Moggi
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Egregio presidente della Federcalcio Gravina, faccio seguito alla grande enfasi con la quale è stato divulgato, a mezzo stampa, l’interrogatorio di Pessotto, reo di avermi incontrato, dice naturalmente il procuratore Chinè, ai bordi del campo di Cercola, un sobborgo di Napoli, in occasione della partita del campionato Primavera Napoli-Juventus. Siccome conosco bene le regole che vietano alle persone radiate di stare ai bordi del campo, in occasione di gare organizzate dalla Figc, mi sono guardato bene dall’infrangere dette regole e, in compagnia di Luigi Palumbo e Giacomo Novello, non conoscendo il posto, abbiamo chiesto agli inservienti di accompagnarci in tribuna.

Il “viaggio” con la guida è cominciato dalla curva della pista di atletica leggera ed è continuato fino alla porta d’ingresso della tribuna, dove ho incontrato Pessotto che ho salutato calorosamente essendo stato un mio giocatore, dopo di che sono salito in tribuna con i miei due amici, raggiunto successivamente da Pessotto stesso con il quale mi sono intrattenuto ulteriormente a parlare dei nostri tempi. Probabilmente per questo il dottor Chinè si è sentito autorizzato ad informare la stampa ancor prima di procedere all’interrogatorio di chi poteva informarlo realmente su quanto avvenuto.

 

NON È VIETATO SALUTARE
Allora Lei, signor presidente, dovrebbe informare il dottor Chinè che la posizione del radiato vieta di stare ai bordi del campo durante una partita Figc, ma non vieta assolutamente di salutare e parlare con una persona che si conosce, che ti capita di incontrare.

E dovrebbe anche fargli capire che la radiazione significa divieto di essere inserito nei ruoli federali ed io sono ben felice di non farne parte visto lo stato attuale cui è ridotto il nostro calcio dopo l’allontanamento di quelle persone che avevano contribuito, con i propri giocatori, a far vincere il Mondiale del 2006, visto, oltretutto, che a fare il Team Manager della Nazionale ora c’è Oriali, condannato a suo tempo dalla giustizia - sia sportiva che ordinaria per aver falsificato una patente per fare il passaporto falso a Recoba con documenti “reperiti” alla motorizzazione di Latina, città nella quale si trovava a quel tempo proprio Chinè nelle vesti di magistrato.

Trattandosi poi di una partita, Napoli-Juventus, giocata in un campo esterno abbastanza sconosciuto, resta difficile (o facile..?) anche capire il perché Chinè abbia inteso interrogare prima Pessotto, anziché gli inservienti napoletani che ci hanno accompagnati all’ingresso della tribuna dalla curva della pista di atletica, perché gli avrebbero sicuramente risposto che era una guida per chi non conosceva il percorso. E tutto sarebbe finito lì. Per cui, caro Gravina , dovrebbe far pagare proprio a Chinè le spese fatte per mandare a Torino la persona che avrebbe interrogato Pessotto. Certamente nè Chinè nè nessun altro potrà mai impedirmi di salutare una persona che ha fatto parte del mio percorso calcistico.

Di conseguenza, signor presidente, preferisco riferirmi a Lei che sovrintende, perché suggerisca a Chinè la prudenza necessaria prima di prendere simili provvedimenti che, passati attraverso la stampa, colpiscono l’ego della persona che, oltretutto, è colpevole soltanto di aver partecipato «ad un campionato regolare, con nessuna partita alterata» (questo disse la sentenza del processo sportivo, mentre il professor Serio, che lesse la sentenza, parlò di un dispositivo che si innescava sul sentimento popolare).

 

L’INTERVISTA ANONIMA
E questo fu confermato dal maresciallo dei carabinieri della caserma di via Inselci, proprio quella del maggiore Auricchio, che, forse preso dal rimorso, concesse un’intervista al Corriere dello Sport chiedendo l’anonimato (ma si sa chi è, per adesso vi diamo solo le iniziali: S.N.) e parlò di «un processo che non aveva niente che potesse tenerlo in piedi». Lei, presidente, che ha ricevuto brevi manu la “chiavetta” dove sono racchiuse le intercettazioni dei personaggi che in quel tempo avevano inquinato il calcio, mi informò (in quegli anni era capo delegazione della nazionale Under 21) di come qualcuno stesse tramando contro il sottoscritto e adesso deve dare la vera motivazione della radiazione. Si faccia coraggio Presidente, si ricordi che la paura è una pessima consigliera che prima o poi fa pagare il conto. D’altra parte non oso pensare a cosa può riservarmi il futuro anche perché, dopo la radiazione, di peggio può esserci solo la fucilazione. Sono naturalmente i pensieri della sera, anzi della notte: rifletta presidente, rifletta!

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