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Joao Mario, la lettera aperta di Fabrizio Biasin: basta farci male

Fabrizio Biasin
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Questo è un pezzo davvero molto tecnico, a tratti scientifico, serve per illustrare a tutti voi le peculiarità della squadra portoghese denominata Benfica (non è vero, trattasi di purissimo cazzeggio).

Lettera a Joao Mario, ex giocatore dell’Inter.

Ciao Joao, ti scrivono i tuoi ex tifosi. Per cortesia, mettiti una mano sulla coscienza, pensa al club che ti ha comprato nell’agosto del 2016 mettendo sul piatto la bellezza di 40 milioni, lo stesso club che ti ha dato una vagonata di quattrini in buste paga, lo stesso club che ti ha visto sbagliare un gol a un metro dalla porta in Coppa Italia nel derby contro il Milan del dicembre 2017, roba che ancora oggi Donnarumma (non Gigio, Antonio...) se la tira con gli amici al grido di «io ho parato un tiro di Joao Mario da un metro», lo stesso club che per disperazione ti ha prestato a cani e porci e, infine, ti ha mandato via a zero come si fa con le scarpe vecchie (risoluzione del contratto nell’estate del 2021). 

 

Ebbene, tu ora avresti il coraggio di far male a cotanta squadra? Suvvia. Epperò lo sappiamo, sei in discreta (eufemismo) forma: quest’anno hai già messo a segno 21 gol e 12 assist e stiamo parlando di te che sei un centrocampista, mica l’Haaland lusitano. Stai disputando una stagione con i controfiocchi e il dato di fatto è che sei realmente il giocatore che più di tutti spaventai nerazzurri.

Joao Mario, 3 Poi, certo, ci sono anche Goncalo Ramos (21 anni e 23 gol) o Alejandro Grimaldo (13 assist) e fa niente se a gennaio avete venduto Enzo Fernandez al Chelsea per 127 milioni, perché il vostro livello di gioco non è sceso affatto, al punto che vien da pensare che il vero fuoriclasse della vostra squadra sia il tedesco Roger Schmidt, ovvero il vostro allenatore.

 

Avete un’idea di calcio moderna, modernissima, fatta di palleggio disinvolto e verticalizzazioni ficcanti, di movimenti negli spazi micidiali, di attacchi alle cosiddette “seconde palle”, al punto che potete essere definiti in qualche modo “l’altro Napoli”.

Poi, certo, è anche vero che in difesa 0 anni (Getty) ogni tanto concedete qualcosa (non spesso, ma succede). Ecco, l’Inter si attacca a questo piccolo limite, quello di una squadra che accetta le ripartenze altrui, che poi è esattamente la prerogativa di mister Inzaghi, troppo spesso in difficoltà quando i suoi avversari alzano le barricate (dribblatori, l’Inter, non ne ha), ma bravissimo quando si tratta di sfruttare eventuali svarioni altrui. Come a Barcellona, per dire. 

Ecco Joao, noialtri temiamo la tua forma smagliante e quella dei tuoi compagni (21 vittorie in campionato su 24 partite e una sola sconfitta), siete un gruppo completamente diverso dal Porto e in effetti abbiamo già avuto modo di osservarvi da vicino nelle due partite vinte contro la Juve (4-3 e 2-1) che hanno segnato in negativo la Champions dei bianconeri. Stop, ci si vede ad aprile. Ricorda ai tuoi compagni che l’Inter con il Benfica ha vinto una Coppa dei Campioni nel 1965 ed è uscita imbattuta anche nel doppio confronto di Coppa Uefa nel 2003-04 (una vittoria e un pareggio). Non vorrai mica rovinare un così bel ruolino di marcia, suvvia. Cordialità, i tuoi ex tifosi.

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