Cerca
Logo
Cerca
+

Juve, Milan, Inter, Napoli? "Partite da alta tensione": cosa cambia in Europa

Claudio Savelli
  • a
  • a
  • a

I derby sono sempre stati tesi ma questi lo sono stati di più. Un po’ di tensione è dovuta all’incapacità degli arbitri di far scorrere la partita e al contempo di tenerla salda tra le mani, cosa assai complessa e per pochi fuoriclasse del ruolo. Un po’ è il momento: la giornata pre-sosta dopo un filotto di impegni stressanti è il tipico momento di sfogo per i calciatori e gli allenatori che vi arrivano esauriti. In più, la posta in palio si è alzata rispetto agli anni scorsi. La Lazio e la Roma si giocavano un posto in zona Champions con la possibilità di allontanare la rivale, dopo anni in cui il massimo era l’aggancio all'Europa League.

I biancocelesti poi avevano da farsi perdonare l'uscita di scena in Conference, competizione che avrebbero potuto vincere con un po’ di serietà in più. L’Inter e la Juventus, invece, hanno rivitalizzato la rivalità sottolineando la differenza tra la classifica reale e quella virtuale. Allegri è stato capace di alzare i toni prima della gara, Inzaghi non è riuscito a cavalcare l’onda, anzi non ha voluto e ha sbagliato: ai nerazzurri avrebbe fatto bene un’ultima carica di adrenalina prima della pausa. Questo clima ha dato vita a due gare psicologiche. Contava di più la gestione emotiva di qualsiasi altra qualità del calcio. La chiave era restare lucidi nel trambusto degli stadi e nel caos dettato dalle provocazioni, dai falli e dalle mille proteste. La Lazio ha gestito meglio della Roma questa pressione psicologica ed è strano considerando che Mourinho ne fa un'arte mentre Sarri solitamente la ignora, privilegiando il gioco. Nel derby d’Italia è accaduto il contrario: Inzaghi ha evitato di gestire la tensione e l’ha lasciata così sulla squadra, che continua a essere troppo isterica per veleggiare ai massimi livelli. Questa considerazione prescinde dal doppio fallo di mano che ha viziato il gol di Kostic, che ha giustamente innervosito l’Inter.



Per inciso, quattro minuti per prendere una decisione sbagliata sottolineano l’inadeguatezza di alcuni varisti: serve che migliorino anche loro e non solo gli arbitri. Al netto di ciò, la Juve si sta abituando a gestire le gare dal punto di vista psicologico, come piace ad Allegri. Ne capisce i momenti e non si fa condizionare troppo da ciò che succede, è calma e serena, senza gioco ma con un atteggiamento impermeabile che infastidisce le rivali. La corsa alla Champions continua ad essere al ribasso, a chi fa meno errori. Non valgono più tabelle né soglie del passato, la quota sarà bassa e infatti ci potrebbe arrivare anche la Juve penalizzata. Il lato positivo di queste partite è l'abitudine all’alta tensione che le grandi italiane dovranno sopportare da qui in avanti e, soprattutto, nei quarti di finale europei, che per tutte e sei le squadre rimaste sono un’occasione ma anche un dovere. Visto che le nostre pensano di essere tornate ai massimi livelli, meglio che si abituino alla tensione che ne consegue. Da un po' di anni era sfumata. Ora è tornata: compromette il gioco ma obbliga le squadre a sopportare un'elevata soglia di intensità. 

 

Dai blog