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Gigi Buffon "linciato" dal Fatto: "Bestemmiatore, bocciato due volte. E quella truffa..."

Roberto Tortora
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L’elezione a capo delegazione della Nazionale di Gianluigi Buffon, al posto del compianto Gianluca Vialli recentemente scomparso, non è andata giù a molti. Nonostante sia stato un leader dell’ultima Italia campione del mondo e sia riconosciuto nel mondo come il portiere, forse, più forte di sempre c’è chi fa leva su altri aspetti per criticare questa scelta della FIGC. Tra questi, Paolo Ziliani, giornalista del Fatto Quotidiano, da sempre molto attento alle questioni etiche e legali legate al calcio. Ziliani traccia sette punti che non rendono Buffon un candidato, secondo lui, adatto al ruolo. Il primo è la scuola, Buffon è stato bocciato due volte a ragioneria e, dopo il liceo, per iscriversi a giurisprudenza all’Università di Parma falsificò il diploma. Fu denunciato per truffa: era il 1997, patteggiò con una multa di 6,5 milioni di lire.

Il secondo riguarda l’educazione personale e Ziliani punta il dito sul difetto del portiere di Carrara di bestemmiare in campo, come in occasione di un Parma - Juventus all’indirizzo di un giovane Portanova, il che gli costò multa e squalifica. Quindi si passa al famoso episodio dell’attacco all’arbitro Oliver al termine di un Real Madrid-Juventus di Champions, che fischiò un rigore (sacrosanto peraltro) ai blancos all’ultimo minuto e che costò l’eliminazione ai bianconeri. Il giornalista del Fatto gli rimprovera la mancanza di self-control che lo portò a dichiarare in diretta che “l’arbitro ha un bidone dell’immondizia al posto del cuore”. In ambito di lealtà sportiva, quindi, non si può non tornare al famoso gol di Muntari del 2012, non segnalato perché non c’era ancora la goal-line technology e che Buffon ben si guardò di ammettere. Il risultato di 1-1 finale fu il primo passo per lo scudetto della Juve e del mancato scudetto del Milan.

 

Non finisce qui, Ziliani rimprovera a Buffon anche la frase “meglio due feriti che un morto” pronunciata in un discorso di difesa al suo ex-allenatore, Antonio Conte, indagato e poi squalificato per alcune combine ai tempi del Siena. E, in ambito di calcio-scommesse, rievoca l’episodio in cui l’ex-portiere del Parma usò un suo amico, Massimo Alfieri, titolare di una tabaccheria in città, per inviare assegni dal valore complessivo di 1miliardo e mezzo per scommettere su alcune partite. E, infine, pone la questione ideologica e i vari riferimenti nazi-fascisti fatti da Buffon soprattutto nei primi anni di carriera: una volta si presentò in un’intervista post-partita con la scritta “Boia Chi Molla” sulla maglia, poi giocò per un periodo con il numero 88 sulla schiena (sarebbe HH, cioè Heil Hitler) e, in occasione del trionfo mondiale, sventolò uno striscione con la croce celtica e la scritta “Fieri di essere italiani”. Letto tutto in fila, non ne esce un bel curriculum, anche se Gigi Buffon in carriera non è stato solo questo, ma anche un uomo capace di ammettere i propri errori e chiedere scusa.

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