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Italia stravolta: cosa cambia con Spalletti, il dettaglio decisivo

Claudio Savelli
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Luciano Spalletti merita di allenare l’Italia. Su questo non ci sono dubbi. La Federazione italiana, invece, sta facendo di tutto per meritarsi Spalletti. Quasi tutto: non sembra disposta a versare i 3 milioni della clausola che lega il mister al Napoli perché una federazione non l’ha mai fatto prima ma ha messo sul tavolo buoni argomenti per convincere il tecnico e il club a risolvere la pendenza. Servono le dimissioni (che possono anche non essere accettate) o la risoluzione consensuale, una sorta di grazia per il bene dell’Italia da parte di De Laurentiis. Una cosa è certa: scegliere Spalletti con una tale decisione è il miglior modo per provare a redimersi dalla serie di errori commessi dopo la notte di Wembley.

Come quando arrivò Conte (l’alternativa a Spalletti), la Nazionale potrebbe dotarsi di un tecnico che in questo momento ha uno status superiore. Non era così per Mancini che prima di accettare l’incarico federale era in un momento grigio della carriera.
Ora l’Italia è in crisi d’identità e non ha le forze per trainare l’allenatore, va semmai trainata da un leader all’apice della carriera e della consapevolezza nei propri mezzi, esattamente lo stato attuale di Spalletti. A quest’ultimo servivano solo nuove motivazioni e la Nazionale gliele dà per definizione. Anzi, nei giorni di festa per lo scudetto con il Napoli aveva accennato alla volontà di allenare l’Italia in futuro.

QUADRIENNALE
Questo futuro si è palesato prima del previsto ma non significa che sia sbagliato, infatti Spalletti ha subito accettato la proposta della Federazione (quadriennale da 3 milioni netti a stagione, gli stessi che avrebbe percepito Mancini fino al 2026) e gli obiettivi di mandato, che sono due: il minimo è qualificarsi agli Europei in Germania della prossima estate, il massimo è la fase ad eliminazione diretta dei Mondiali in terra americana. L’Italia riparte da una vittoria e una sconfitta e, tra il 9 e il 12 settembre, sfida la Macedonia e l’Ucraina, rivali nella corsa al secondo posto nel girone di qualificazione, ammesso che l’Inghilterra prenda il largo. L’assenza di amichevoli di rodaggio preoccupa Spalletti fino ad un certo punto: sa di essere il tecnico dalla presa più rapida in circolazione, sa di aver ottenuto risultati istantanei nel Napoli, che già al primo anno partì fortissimo, nell’Inter, nella Roma, ovunque.

Anche stavolta, Spalletti dovrebbe fare prima di tutto ordine, sistemando i giocatori migliori nei ruoli ideali. Ciò che Mancini aveva smesso di fare dopo Wembley. Si rispolvererebbe il 4-3-3 con decisione, rivedendo stile e gerarchie. Il gioco diventerebbe più contemporaneo: il palleggio tornerebbe al centro dei pensieri ma sarebbe finalizzato agli strappi nell’ultimo pezzo di campo, non più a stordire l’avversaria, e si cercherebbe di rendere più fluide le linee che invece con il primo Mancini erano rigide. Spalletti chiede ai giocatori di ricevere negli spazi liberi, di rompere lo schema di base, di rispettarlo senza farne una religione: calcio contemporaneo. Se il Mancio ha rotto con il passato, Luciano è l’uomo che può portare l’Italia nel futuro.

L’altro aspetto che verrebbe messo in discussione da Spalletti sono le gerarchie. Il tecnico campione d’Italia non ha vinto con questo gruppo, non nutre riconoscenza, non è condizionato. In più ha trionfato con una formazione di under-30 quale era il Napoli. Porrebbe quindi fine ai discorsi sui leader dello spogliatoio e sulla necessità di avere esperienza in campo. In porta, Vicario potrà insidiare Donnarumma che ha lasciato a desiderare nelle ultime uscite. E con i piedi non è a suo agio. C’è anche Meret, con cui il mister ha trionfato a Napoli: una sana concorrenza. Di Lorenzo sarebbe l’unico ad avere il posto assicurato, anche perché la concorrenza a destra non è spietata. A sinistra, saluti e baci a Spinazzola ed Emerson: dentro Dimarco, regista e rifinitore in fascia, e promozione scontata per Parisi e Udogie. Al centro della difesa, Bastoni e Scalvini, che Spalletti avrebbe indicato come erede di Kim al Napoli, non senza un rapido addestramento per la difesa a quattro.

SERVE UN REGISTA
Pensione anticipata al Verratti arabo e a Jorginho, serve il regista: oltre a Rovella e Ricci, Spalletti lavorerebbe su Tonali per farne un direttore di passo come Lobotka nel Napoli o Brozovic nell’Inter. Al mister, i registi piace inventarli. Anche Locatelli sarebbe oggetto di esperimento. La stima verso Barella è nota e pure quella in Frattesi, ma Luciano li vede simili e forse alternativi. Preferisce avere una mezzala di raccordo e allora chiederebbe a Pellegrini di assumersi certe responsabilità anche in Nazionale. Davanti penserebbe a Chiesa in versione Lozano, sulla destra, ma i vari Zaccagni, Zaniolo e Berardi resterebbero nella batteria di ali. Proverebbe a lavorare su Raspadori come falso esterno che parte da sinistra e converge dietro alla punta, che deve essere vera: Immobile, Retegui e Scamacca, soprattutto Scamacca, che ha fisico, passo e tiro, le caratteristiche ideali della punta citata nel vangelo secondo Luciano.

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