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Inzaghi, stravolta l'Inter: perché adesso fa grande calcio

Claudio Savelli
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Come si fa a dire che l’Inter gioca male? Non si può, a meno che non si sia in malafede o non si guardino le partite dei nerazzurri. Quella di Cagliari, ad esempio, è una sinfonia di gioco. L’Inter è una squadra complessa che rende le cose semplici. I suoi meccanismi sono tutto tranne che elementari e "italiani", come sostiene qualcuno di famoso. Questa è una formazione pensante, non meccanica. Fa cose in base a quel che vede, a ciò che succede. Si muove su consolidati binari tattici è il quinto anno che gioca con il 3-5-2: questo aiuta- ma sa improvvisare a seconda dell’avversaria. Costruisce senza timore, attacca con convinzione e, contrariamente a quanto succedeva un anno fa, difende con la giusta dose di agonismo.

 

 

È un’Inter diversa rispetto a quella dello scorso agosto. Allora aveva appena perso uno scudetto, ora ha appena perso una finale di Champions: c’è una bella differenza in termini di autostima. I nuovi (mezza rosa) hanno trovato una formazione titolare pienamente consapevole delle proprie capacità e convinta della proposta di gioco. L’addio dei vecchi leader, poi, ha portato alla ridistribuzione delle responsabilità verso la generazione dei Lautaro e dei Barella, permettendo agli ultimi arrivati di inserirsi senza gravosi oneri sulle spalle. Ora non ci sono incongruenze nell’Inter. Inzaghi ha chiarito ruoli e gerarchie. Un anno fa non era così: Dimarco ancora non era esploso come quinto, De Vrij era in crisi, Bastoni discontinuo, Lukaku assente, Dumfries incompiuto, Mkhitaryan non ancora sfruttato e non c’era ancora questo straordinario Calhanoglu regista-mediano perché Brozovic era al suo posto.

 

 

Le cose che lo scorso anno si sono sistemate in corsa, ora sono già in ordine. In più, i nuovi. La panchina è decisamente più forte e garantisce un’ultima mezz’ora di livello quando prima c’era un calo. E l’unico nuovo titolare di movimento, Thuram, è superiore rispetto a quanto non si pensi. Per ora non segna ma fa segnare. È già dentro i meccanismi, anzi li esalta. Non perde mai il pallone e fa sempre la cosa giusta. E se la dirigenza non avesse investito su un altro attaccante di grido perché consapevole di averne già due? Un vecchio saggio disse che se giocano bene le punte, gioca bene tutta la squadra, e l’Inter sta giocando alla grande non solo perché Lautaro segna come il bomber che, secondo la critica, manca a questa squadra. 

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