Cerca
Logo
Cerca
+

Luciano Spalletti "azzera" Mancini: retroscena, cos'è accaduto a Coverciano

Claudio Savelli
  • a
  • a
  • a

Tra l’Italia di Mancini e quella di Spalletti sembra non cambiare nulla, sempre 4-3-3 sarà, eppure cambia tanto, quasi tutto. Stessa pelle ma diversi il cuore, l’anima, il principio di base del gioco: da calcio meccanico a calcio liquido. Spalletti non ha avuto molto tempo per spiegarlo nella prima conferenza a Coverciano, troppi gli argomenti da toccare in meno di un’ora, ma il termine “liquido” lo ha già sfoderato. Intende un calcio in cui i giocatori si muovono fuori dai reparti e oltre gli spazi di competenza del loro ruolo. E per il movimento “extra” di uno c’è il contromovimento di un altro, in modo da 1) mantenere l’equilibrio 2) generare un flusso continuo difficilmente contrastabile dagli avversari. Il risultato finale è qualcosa di simile al movimento di un liquido, appunto, in una bacinella.

Con Mancini non c’era nulla di liquido. I reparti erano più importanti degli uomini. Ne conseguiva un sistema rigido. Per renderlo efficace servivano intensità, convinzione e lucidità, tutte qualità sparite dopo Wembley: non a caso a quel punto il sistema era diventato un limite. Serviva una variabile interna al sistema di gioco ma Mancini non è stato in grado di trovarla, allora ha cambiato schema fino agli ultimi tentativi falliti con la difesa a tre e all’autoesonero. Spalletti porta quel grado di complessità in più: i giocatori che smontano lo schema di partenza durante il gioco. Non un’improvvisazione ma un’interpretazione. È diverso. Gli uomini non compongono più i reparti ma partono da essi per ritagliarsi uno spazio utile a ricevere il pallone o ad aprire altri spazi ai compagni. Calcio contemporaneo.

 

CALCIATORI PENSANTI
Se il sistema-Mancini semplificava la vita ai giocatori, il vangelo secondo Spalletti richiede calciatori pensanti, evoluti, capaci di leggere e interpretare la manovra in diretta e agire di conseguenza. Il modulo è lo stesso ma le conoscenze devono essere più profonde, motivo per cui in questi giorni a Coverciano gli allenamenti sono quasi esclusivamente riservati alla tattica. Spalletti sta testando chi non conosce. E a chi conosce, da Di Lorenzo e Raspadori, ha chiesto una mano.

Nell’idea di un calcio liquido, i giocatori non coprono un ruolo ma eseguono un compito. Così il terzino destro, Di Lorenzo, affianca il regista in fase di costruzione oppure si ferma e compone una difesa a tre con Scalvini (o Mancini o Casale) e Bastoni (o Romagnoli) e libera Dimarco a sinistra nell’abituale posizione da quinto coperta nell’Inter. Una situazione non esclude l’altra perché l’alternanza manda fuori giri l’avversario. Così, in attesa dell’avvento di Scamacca o del salto di qualità di Retegui, il centravanti sarà Raspadori. Come mai contro la Macedonia? Spalletti ipotizza una gara in spazi angusti contro una difesa chiusa, cioè il pane dell’attaccante del Napoli e la criptonite di Immobile. Meglio usare il biancoceleste contro la più offensiva Ucraina, ci sarà più prato in cui correre. Raspadori, oltre ad alzare il tasso tecnico, migliora il pensiero creativo della Nazionale, invitando anche gli altri azzurri a pensare mentre giocano e non solo ad eseguire il copione. 

 

La terza chiave è la regia che, secondo Spalletti, non consiste nel classico uomo di ordine e distribuzione (Jorginho) ma in un mediano capace di difendere il pallone con il corpo, spingerlo in avanti e coprire molti metri di campo (Brozovic e Lobotka). Il ct vuole un centromediano più che un regista. L’identikit di Cristante e, soprattutto, del nuovo Locatelli. Non di Tonali che semmai è la mezzala che taglia i fraseggi altrui e cuce i propri (vedi Anguissa), mentre Barella (o Frattesi) è lo Zielinski che arriva a rimorchio dell’attacco. Le prime ali dovrebbero essere Chiesa e Politano, entrambe a piede invertito, anche se non è da escludere la fiducia a Zaccagni (destro) a sinistra e il dirottamento di Chiesa sul piede forte: è un modo per cercare ampiezza su entrambi i fronti, visto che Di Lorenzo nel meccanismo di cui sopra cercherà il centro del campo. Ecco l’Italia liquida. Un’Italia al passo con i tempi. Speriamo presto oltre.

Dai blog