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Italia-Ucraina, Donnarumma capitano accolto così: disastro a San Siro

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Italia-Ucraina, match decisivo per la qualificazione a Euro 2024, comincia come il ct Luciano Spalletti non sperava: una bordata di fischi contro Gigio Donnarumma. Nonostante la fascia di capitano, il portiere 24enne del Psg è stato ampiamente contestato all'ingresso in campo a San Siro, lo stadio in cui aveva debuttato da titolare, adolescente, con il Milan. I suoi ex tifosi rossoneri non sono mai stati teneri con lui, non perdonandogli la decisione di andare a Parigi da svincolato (e capitano) nell'estate del 2021, subito dopo l'Europeo vinto a Wembley. Ma certo il clima generale intorno a Gigio non è il massimo, dopo l'errore in Macedonia del Nord che sabato sera ha determinato il deludente pareggio degli azzurri. L'ultimo di una preoccupante serie di svarioni negli ultimi 2 anni. 

Con la scelta di schierare da titolare Raspadori in attacco al posto di Ciro Immobile, la fascia è finita al braccio di Donnarumma. Un modo indiretto per blindarlo, anche se al riguardo Spalletti già alla vigilia del match contro gli ucraini era stato chiarissimo. "A San Siro non devo chiedere nulla - aveva sottolineato il ct -, siamo noi a doverci meritare il loro comportamento. Ho assistito a delle gare della Nazionale qui e c'è sempre stato un calore importante intorno alla squadra. I tifosi hanno sempre fatto la loro parte. li ringrazio in anticipo". 

 

 

 

 

Donnarumma "paga ogni minimo errore che fa, è normale si possano commettere degli errori se di errori si vuole parlare. Poi a lui non viene perdonato il fatto di essere un ragazzo prodigio, che ha bruciato le tappe perché gli è stato donato questo talento, questa qualità. Questo perché tutti noi abbiamo fatto fatica, abbiamo lavorato tanto per arrivare a un certo livello e quindi aspettiamo al varco chi ha avuto questo talento per colpirlo. Tanti anni fa l'ho fatto anche io, che sono partito dagli Allievi Regionali per arrivare in paradiso come adesso: bello, ma che fatica".

Spalletti aveva poi aggiunto: "I ragazzi prodigio devono avere rispetto del talento che è stato loro donato perché poi questo talento va migliorato con impegno. Solo allora per chi ti guarda diventa più difficile colpirti. Se non lavori sul talento, allora diventa presunzione. Perché lavorandoci vuol dire che non si banalizza ciò che ti è stato donato e questo provoca negli altri anche più rispetto". 

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