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Pogba fregato da "stregoni" e finti amici: come è finito malissimo

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Luca Beatrice
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Rabbia e tristezza sono i sentimenti provati dai tifosi juventini nei confronti di Paul Pogba. Increduli di fronte all’ennesimo episodio che in poco più di un anno ha segnato il disastroso ritorno del centrocampista francese, campione del mondo, nella squadra che lo ha lanciato a livelli internazionali e se l’è ripreso a parametro zero ma con uno stipendio d’oro. Sconcertati perché quando vien meno il fisico c’è da supplire con il cervello, e in questo caso manca clamorosamente.

Pogba non sarebbe mai dovuto tornare alla Juve e la sua recompra è stata l’errore clamoroso nel mercato 2022-23, in compagnia di un altro mezzo rottame, l’argentino Di Maria, che a Torino ha fatto quasi sempre vacanza. Eppure, erano provati gli indizi che il Polpo fosse un ex giocatore, spesso infortunato a Manchester, le ultime stagioni disputate a singhiozzo, pochissimi gol e stima da parte dei tecnici. Lui vuole tornare alla Juve, pubblica tweet da innamorato, dice che questa è casa sua, assetato di rivincita e determinato a riprendersi anche la nazionale per il mondiale in Qatar.

 

INVOLUZIONE
Con il solito look cafone da rapper miliardario ritorna alla Continassa nel luglio 2022 salutato come un messia dai tifosi più accesi e da parecchio scetticismo da chi si basava sui dati. Ci ingannò il ricordo: nei primi quattro anni bianconeri il giovanissimo Pogba fu un’autentica rivelazione, centrocampista in grado di spaccare le partite, di gran personalità e propensione al gol. Prese la maglia numero 6, che fu di Gaetano Scirea, e si guadagnò la 10 che dopo l’addio di Alex Del Piero il solo Carlitos Tevez non ha usurpato. Ma torniamo a quel luglio, partenza per la tournée Usa, allenamento a Los Angeles e il ginocchio fa crack. Rapido consulto medico, si deve operare dicono dallo staff, ma lui non ci crede perché vuole il mondiale e i “luminari” attorno a lui lo convincono a provare una terapia conservativa, 5-6 settimane di riposo e sarà di nuovo pronto. Ai primi di settembre la resa, bisogna andare sotto i ferri, il che significa girone d’andata buttato e mondiali persi.

In società prime avvisaglie di nervosismo, si fa quadrato ma qualcuno comincia a pensare che l’affare sia stato un colossale pacco. Nel frattempo, su Pogba escono fuori notizie sconcertanti: legami con la criminalità organizzata, stregoni chiamati marabù pagati anche 100mila euro per mandare il malocchio ad altri giocatori, soprattutto Mbappé che ha sempre detestato. La sua guida si chiama Ibrahim il grande, un delinquente.

 

Poi la faida con il fratello Mathias, incarcerato con l’accusa di estorsione e associazione a delinquere, che in un video definisce Paul un «ipocrita, manipolatore, subdolo, pessimo uomo, egoista e criminale». Altra campana, il giocatore subisce continui ricatti e non riesce a uscire dalla spirale. Nella Juventus di Boniperti questo signore sarebbe stato allontanato di corsa, ma i tempi sono cambiati, i procuratori sono potenti e Pogba è assistito da Rafaela Pimenta, erede di Mino Raiola. Arrogante o maldestro, pochi giorni prima di Natale Pogba si fa un bel selfie sulle piste di sci, tutto questo senza aver mai giocato un solo minuto. Per inciso, il suo contratto vale 8 milioni all’anno: quanto costa Pogba alla Juve per ogni partita persa?

Nel gennaio 2023 si rivede in panchina, però in allenamento si fa male tirando calci di punizione. A fine febbraio fa il suo debutto, 23’ nel derby.
Fine del calvario? Niente affatto, denuncia un infortunio agli adduttori. Prima partita da titolare il 14 maggio con la Cremonese, dura nemmeno un tempo, si accascia a terra ed esce.

CALVARIO INFINITO
Max Allegri, intanto, ha capito che su un giocatore così malconcio non potrà contare, dallo staff tecnico pensano che al massimo potrà fare qualche scampolo di partita. Se la scorsa fu una stagione disgraziata (ma senza penalità la Juve sarebbe arrivata comoda terza), quest’anno ci sono meno partite, niente coppe, testa al campionato, situazione ideale per provare a ripartire, con Cristiano Giuntoli, direttore sportivo e revisore dei conti, che prova in ogni modo a liberarsi di Pogba offrendolo agli arabi anche se è tutto scassato, ma quelli non hanno mica l’anello al naso e non lo comprano. Tanto vale riprovarci, due scampoli di match nelle prime tre giornate, un’intervista piena di orgoglio, dove dice «ho pensato di smettere col calcio. I detrattori? Voglio fargli rimangiare le loro parole e dimostrare che non sono debole. Possono parlare male di me, ma io non mi arrenderò mai». 

Poche ore dopo scoppia il caso testosterone, fortunatamente per la società (intanto alle prese con la grana Bonucci) assunto prima di Udinese-Juventus, dove non giocò e meno male sennò sarebbero stati altri guai per la società. Lo avrebbe assunto per errore, su consiglio di uno di quei mediconzoli-stregoni che gli girano attorno, e lui furbo come una volpe gli ha dato retta. Sospeso in maniera cautelativa mentre si attendono le controanalisi, c’è da sperare che ci siano gli estremi per rescindere il contratto, liberarsi dell’ingaggio più alto e inutile e provare a ritrovare quell’antico spirito Juve dove gli errori si pagavano e i diversamente intelligenti si mandavano via. Magari l’hanno messo in mezzo anche stavolta, l’hanno fregato, comunque sia adieu e a mai più rivederci.

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