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Sinner, la finale della consacrazione: come ha steso Medvedev

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La vittoria più bella della carriera, quella ottenuta da Jannik Sinner a Vienna. Si tratta del decimo successo in carriera, ma questo forse è quello della definitiva consacrazione, sia per il modo in cui è maturato che per l’avversario battuto in finale. Quel Daniil Medvedev che fino a qualche settimana fa non aveva mai battuto e che adesso invece si è dovuto arrendere al talento, alla resistenza e alla caparbietà di Sinner, che dopo più di tre ore ha avuto a stento la forza di esultare. 

Il terzo set è stato una battaglia indimenticabile, come mai la si era vista in una partita di Sinner contro un avversario del massimo livello. In particolare il quarto game è destinato ai libri di storia del tennis: Jannik è riuscito a strappare il servizio all’avversario alla nona palla break, dopo aver giocato una trentina di punti. Una lotta di talento e resistenza che rischiava di non essere abbastanza: subito dopo l’azzurro ha perso il servizio troppo rapidamente, ma non si è fatto scalfire e si è ripreso il break di vantaggio, stavolta senza neanche dover ricorrere a scambi infiniti. 

Medvedev è stato restio ad alzare bandiera bianca, come sempre. Ha annullato un matchpoint nel suo turno di battuta e poi sul 5-3 ha quasi riaperto tutto, andando avanti 40-15. Nel momento più delicato Sinner ha trovato ancora le forze per riequilibrare la situazione e poi andare a vincere per 7-6, 4-6, 6-3. Sebbene questa vittoria non gli faccia guadagnare posizioni nel ranking, dove rimane quarto al mondo, a livello di consapevolezza fa tanto per Sinner, che ha raggiunto livelli tennistici stratosferici, tra l’altro contro l’avversario che più di porta al limite. 

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