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Napoli, perché Walter Mazzarri non ha più scuse

Gabriele Galluccio
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 Riecco Rain Man, l’uomo del compleanno di Cavani, quello secondo cui «ogni tot angoli battuti andrebbe assegnato un gol». Walter Mazzarri è questo e tanto altro e nessuno si aspettava di rivederlo in Serie A, in particolare di ritorno a Castel Volturno. Dopo essere rimasto fermo per 18 mesi, “mister alibi” non ha più scuse: ha ottenuto esattamente ciò che sognava, la possibilità di allenare ancora il Napoli e di cancellare in fretta l’imbarazzante parentesi di Rudi Garcia. Sono tanti i dubbi che accompagnano il ritorno di Mazzarri, ma questa potrebbe rivelarsi la prima decisione sensata di De Laurentiis da quel famoso 4 maggio. Perlomeno il presidente ha scoperto tutte le carte, abbassando al minimo le aspettative e accontentandosi di un traghettatore che ottenga almeno il quarto posto e il passaggio del girone in Champions. Igor Tudor era un buon candidato per avviare un nuovo progetto, ma evidentemente il presidente ha preferito un’operazione a risparmio con una spolverata di romanticismo, rimandando discorsi più seri al termine della stagione, quando magari tornerà all’assalto di Antonio Conte.

Mazzarri arriva senza alcuna pretesa, soprattutto dal punto di vista contrattuale, ma con la convinzione di poter rilanciare se stesso e il Napoli. Di sicuro ha giocato a suo favore il fatto di essere praticamente l’unico allenatore che non ha avuto problemi con De Laurentiis: noto stacanovista, il livornese si descrive come un «martello» sul posto di lavoro.

 



IL RILANCIO AZZURRO
È stato protagonista del rilancio calcistico del Napoli a certi livelli, arrivando in un club di fascia medio-bassa e realizzando le fondamenta sulle quali Benitez e Sarri hanno poi costruito.
Prima di Mazzarri era dai tempi di Maradona che i partenopei non vedevano le posizioni nobili della classifica. I tifosi ancora ricordano con affetto la squadra operaia di Grava e Aronica, del giovane Hamsik e dei diamanti grezzi Cavani e Lavezzi: il primo trofeo dell’era De Laurentiis una Coppa Italia vinta contro la Juve - e alcune notti magiche in Champions sono la parte migliore dell’eredità di Mazzarri.

A dieci anni dall’addio, il tecnico livornese vuole tornare a stupire. Per certi versi lo ha già fatto qualche settimana fa, quando in un’intervista al Corriere dello Sport aveva confermato di aver seguito un corso di «simpatia e comunicazione». Le scuse più o meno fantasiose con cui ha sempre difeso le sue squadre sono diventate cult, però sarebbe superficiale ricordare Mazzarri soltanto come un “piagnone” divertente: «Certe etichette te le appiccicano addosso quando sei costretto a mentire, a difendere il gruppo». Non è escluso che presto “mister alibi” possa venir fuori di nuovo, considerando che lo attende un primo mese da brividi: il Napoli affronterà subito Atalanta, Real Madrid, Inter e Juventus. A chiudere questo mini-ciclo infernale ci sarà poi il Braga, in una partita decisiva per la qualificazione agli ottavi di Champions. Ma come sarà il Napoli di Mazzarri? È difficile immaginarlo, considerando che il livornese ha costruito le stagioni migliori in carriera sulla difesa a tre. L’impressione è che proverà a mettere in atto una sorta di restaurazione spallettiana, se è vero che ha studiato a memoria la squadra dello scudetto: «Conosco tutti i movimenti che facevano - ha assicurato il tecnico - io il 4-3-3 non ho mai potuto farlo perché non avevo i giocatori adatti. L’anno scorso il Napoli ha trovato un’alchimia incredibile. Ha fatto un calcio bellissimo, con tutti i movimenti delle catene di destra e di sinistra, i terzini che, a volte, invece di allargarsi costruivano da dentro». Insomma, a parole Mazzarri sembra davvero l’uomo giusto per dare un senso a quella che finora è stata la peggiore stagione di un squadra campione d’Italia in carica. Il Napoli spera che lo sia anche a fatti. 

 

 

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