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Paolo Di Canio, la profezia su Juve-Inter: chi può fregare Inzaghi

Leonardo Iannacci
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Per studiare bene il calcio consigliamo un relatore preparato e con una specializzazione nel football inglese: mister Paolo Di Canio. Su Sky è in onda la nuova edizione di Premier Special e il discorso parte proprio dalla Premier, campionato che Di Canio conosce bene avendoci giocato e allenato.

Paolo, oltremanica e in Europa domina il City, la squadra cannibale: nessuna speranza per le altre? 
«In Champions è sempre la favoritissima e considerate che da mesi gli manca un tipo come De Bruyne ma in quella organizzazione nessuno se ne è accorto. Rivali? Il Bayern con Kane è il primo rivale».
Viriamo dalle nostre parti: si dice che l’Inter non possa perdere questo scudetto... 
«E' da tre anni la squadra più forte di tutte ma ha mancato il tricolore: ora è obbligata a vincere. E' la più completa e Thuram ha fatto subito dimenticare Lukaku».
Voto a Inzaghi? 
«In questi anni è maturato insieme ai suoi giocatori e certe battute d’arresto come il derby di due anni fa, il suicidio di Bologna quando perse lo scudetto o la resa di fronte al Napoli dello scorso anno, non penso si ripeteranno».

 

 


Domenica sera chi sorriderà al fischio finale di Inter-Juventus? 
«Bel dilemma: l’Inter è più forte e farà molto possesso palla, la Juve punterà sulla difesa granitica e sulle ripartenze. Fossi in Allegri punterei su Kean e su Chiesa, entrambi fanno le due fasi. Vlahovic è un po’ indietro e lo metterei con Milik nell’ultima mezz’ora».
A Napoli cosa è successo dopo l’estasi? 
«Si è rotto subito il giocattolo e sono saltati tutti gli equilibri tattici di Spalletti. Garcia non doveva avere quell’atteggiamento appena arrivato, soprattutto con Osimhen e Kvara. La sua storia con il Napoli è iniziata male e si è conclusa peggio. Un esempio? Raccontano che, finiti gli allenamenti, se la filava via, a godersi Napoli».
Il Milan ne azzecca una sì e tre no: colpa di Pioli? 
«Vedo la squadra in confusione e la notevole qualità non riesce sempre a esprimersi sul campo. Pulisic mi piace, è un leader tecnico, non di personalità, e quando manca si avverte. Una squadra come il Milan non può puntare solo su Giraud: il francese è bravo ma ha la sua età e segna pochino. Serve un grande centravanti, Juve e Inter ce li hanno».

 

 


A Roma musi lunghi e complicazioni: la Lazio sembra imballata. È il sarrismo perduto? 
«La verità è che Sarri il miracolo l’aveva realizzato lo scorso anno con una squadra che aveva solo tre gioca tori top: Immobile, l’unico che segnava ma ora stenta, Luis Alberto e Milinkovic che incideva nel gioco offensivo. Inoltre Felipe Anderson è tornato quello moscio di un tempo».
La sorpresa del campionato a un terzo del cammino?
«Il Bologna di Motta. Gioca bene, è organizzato e non si scompone se va sotto. Mi piace Thiago, ha molti giovani, li fa giocare ma li allena anche in settimana. E poi ha Zirkzee».
Il jolly del prossimo mercato?
«Fossi il Milan farei follie per metterlo là davanti. E' un centravanti moderno con enorme talento, migliora i compagni e fa salire la squadra».
Colpani chi le ricorda?
«Ilicic, parte sulla fascia e poi si accentra. Piace per lo stile e per i capelli al vento ma in una big dovrebbe fare un ulteriore salto di qualità come venne richiesto a me quando andai alla Juve e al Milan». Spalletti ha dimostrato di essere il ct giusto nel post Mancini...
«Assolutamente sì. E' un animale da campo, sempre in tuta, sempre applicato. L’unico che poteva prendere in mano una nazionale orfana dell’allenatore a Ferragosto e qualificarla per gli Europei».
Mancini non l’ha convinta in quell’addio, vero?
«Ha sbagliato i tempi, anche se rispetto certe scelte».
Di Canio, lei sta con il corto muso o con le invenzioni di Guardiola?
«Amo la sofferenza, la concretezza ma anche la bellezza. Ero felice quando vincevo sputando sangue in campo. Ma se lo facevo dominando, come fa il City che segna 4-5 gol, l’estetica del football veniva esaltata». 

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