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Jannik Sinner il "Male Assoluto"? Occhio a questi titoli: che vergogna...

Fabrizio Biasin
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Il trionfo azzurro in Coppa Davis è diventato un fenomeno di massa, di quelli che fanno pure un po’ sorridere. Mio nonno e tua cugina, per dire, domenica si son messi a parlare di Sinner al pranzo della domenica, del «giovanotto con i capelli rossi». E c’erano anche loro - mio nonno e tua cugina - davanti alla tv, se è vero come è vero che l’atto finale della sfida contro l’Australia è stato seguito tra Rai2 e Sky da 5.686.000 italiani per un complessivo (e colossale) 28.5% di share.

Il trionfo ha avuto alcuni effetti immediati, sportivi e non. Tra gli sportivi ci piace ricordare che da ieri l’Italia è al primo posto del ranking a squadre, cosa che non le era mai capitata nella storia. Precede il Canada e l’Australia. Noi e i canguri, tra l’altro, siamo qualificati di diritto alla fase a gironi della Coppa Davis 2024, mica poco. Le altre questioni “di campo” riguardano i ragionamenti su Sinner e le prospettive prossime/future tra chi è certo («diventerà il numero 1»), chi esagera («è già più forte di Djokovic»), chi va addirittura oltre («potrebbe essere la causa del futuro ritiro di Nole», Adiano Panatta a Radio Sportiva).

Ecco, sì, c’è questa tipica tendenza tricolore a esaltare il fenomeno nel momento del trionfo, laddove solo un paio di mesi fa era una corsa a punzecchiarlo («è forte ma...»), sfotterlo («è magro come un’acciuga»), tenerlo alla larga («sarà mica italiano quello lì...»), attaccarlo («paga le tasse a Montecarlo!»). Questa cosa delle tasse, per dire, è stata tirata fuori da illustri pensatori anche nel recentissimo passato e tu vorresti dir loro: «Amici cari, non è il primo sportivo italiano a superare Ventimiglia, l’importante è che ci faccia godere». Ci è riuscito, eccome se ci è riuscito. Ha dominato la settimana di Davis, prima ancora ci ha fatto divertire alle Finals di Torino e, in generale, ha dimostrato cosa significa “essere un campione”. Non è una mera questione di diritti e rovesci, ma anche e soprattutto di scelte.

 

Quando parte della stampa italiana ha deciso che Jannik da San Candido era il Male Assoluto per aver saltato una convocazione di Coppa Davis (era stanco morto dopo gli sfiancanti Us Open settembrini), il 22enne ha replicato a suon di prestazioni, vittorie e con una micidiale scalata nel ranking Atp che lo ha portato a diventare il n° 4 al mondo. Il tutto senza mai lasciarsi andare a uno sfogo. E la Nazionale? Il contributo - decisamente concreto - è arrivato quando serviva davvero, ovvero all’atto finale. Sinner si è dimostrato maestro di organizzazione prima ancora che campione sul campo, per questo i peana e gli osanna di chi fino all’altro giorno lo ha attaccato e persino “gufato” (certi grandi ex hanno rosicato eccome...) fanno un po’ sorridere. Chi vuole il bene di questo giovane fenomeno tricolore non deve dire «diventerà il numero 1!», perché non lo può sapere. Semmai è giusto che dica: «Promettiamo di starti vicino quando e se mai ne avrai bisogno». E grazie ancora, Jannik.

 

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