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Milan, Paolo Maldini si sfoga: "Mi dicevano che non capivo di calcio"

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Quello di Paolo Maldini a Repubblica è uno sfogo duro e sentito. Dopo un lungo silenzio l'ex dirigente del Milan ha deciso di parlare attaccando l'attuale società che lo ha messo alla porta insieme a Massara. Maldini non ha usato giri di parole e ha messo nel mirino proprio chi lo avrebbe osteggiato sia nelle riunioni tecniche che anche nella gestione societaria: "Ogni giocatore che è stato preso è stato scelto da me, Boban e Massara, ogni scelta condivisa con l’ad e con la proprietà – ha detto – Ma la firma era sempre di qualcun altro che avallava l’operazione. Più o meno sono 35-40 i giocatori del nostro ciclo e io non ho firmato i contratti per nessuno di loro, neanche per quelli in prestito, perché non avevo il potere di firma, non l’ho mai voluto". Poi l'affondo più pesante: "Sentivo spesso: ‘Io non capisco niente di calcio'".

Parole pesantissime che in casa Milan hanno provocato un vero e proprio terremoto. Un vero e proprio regolamento di conti che avviene proprio nel momento più buio della stagione rossonera. Il Milan è ormai quasi fuori dalla Champions e in campionato rista lo scivolone definitivo in classifica che potrebbe allontanarlo dalle posizioni di vertice. Maldini è un fiume in piena: "Tante soluzioni proposte non sono state approvate: mi è stato detto di no tantissime volte – spiega – A volte mi dicevano semplicemente di no, a volte veniva ridimensionato il budget. Nelle riunioni sentivo spesso: ‘Io non capisco niente di calcio', ma alla fine c’era sempre un però".

 

 

Infine lo sfogo si fa durissimo: "Penso che le proprietà, specialmente se straniere, non abbiano ancora raggiunto una piena consapevolezza di quali siano la mole e il tipo di lavoro svolti all’interno del club dalle varie aree, in particolare da quella sportiva, soprattutto nel mercato italiano – ha spiegato – Preciso che tutti i giocatori che sono arrivati sono stati approvati da me: non mi è stato mai imposto niente e nessuno, anche perché me ne sarei andato il giorno dopo. Per lo stesso ingaggio di Zlatan, suo tempo, erano servite parecchie riunioni". 

 

 

 

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