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Inter, il retroscena su Lautaro Martinez: "Sotto agli occhi di tutti..."

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Claudio Savelli
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Non tutto, ma tanto del primato dell’Inter è nella rabbia, nella foga, nella cattiveria agonistica di Lautaro Martinez. I numeri sono sotto gli occhi di tutti, quindici reti in 16 gare, praticamente il doppio di tutti gli altri attaccanti del campionato, ma sarebbe troppo facile fermarsi qui. Sono i gesti che sanciscono la differenza tra lui e gli altri, tra l’Inter e il resto, Juventus compresa se è vero che il suo attaccante principe, Vlahovic, è in crisi di reti e di nervi. È il modo in cui segna o, meglio, in cui si crea da solo i gol che suggerisce cosa sia Lautaro oggi, quale sia il suo livello: per la cronaca, oltre lo standard della serie A. Il capitano nerazzurro che ripiegava fino a metà campo contro l’Udinese per poi ripartire con una ferocia illogica per un risultato già acquisito è lo stesso che intuisce la frittata di Marusic e si scatena sotto la curva gremita dei tifosi nerazzurri in trasferta a Roma. Ferocia e concentrazione, grinta e convinzione, Lautaro è il volto, il corpo, l’anima, il cuore dell’Inter che sfata anche il tabù Lazio e se ne va in classifica.

Consapevolezza della propria superiorità ma anche umiltà necessaria per dimostrarla ogni volta. Si vede che Inzaghi ha rivisto le due sconfitte subite all’Olimpico nelle ultime due stagioni. Si dimostra maturo e migliorato anche in questa occasione perché cambia i meccanismi di pressione: non chiede di aspettare ma di disturbare il portatore di palla di Sarri. La Lazio, se non la contesti, ti logora, anche se la sua classifica dice il contrario. Appunto: l’Inter non affronta la Lazio come se fosse a metà della graduatoria ma come una grande del campionato che ha superato il girone di Champions a cui è dovuto un certo rispetto. Grazie a questo atteggiamento, l’Inter chiude il girone d’andata senza perdere contro le grandi.

 

 

Ma è da notare come abbia vinto a Bergamo, a Napoli e a Roma contro la Lazio, tre trasferte complesse e solitamente a lei, come a molte squadre, ostili. La prima fuga è meritata e significativa perché la Juventus è comunque ad altezza scudetto. È l’Inter che è oltre, come lo era il Napoli lo scorso anno. Poi bisognerebbe analizzare il ritmo delle altre, inferiore ad una soglia accettabile per un campionato competitivo al vertice. Dietro al Milan che vince e galleggia al terzo posto, il vuoto per fortuna colmato dal meraviglioso Bologna. 

 

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