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Superlega? Promozioni, retrocessioni e gratis in tv: tutto quello che c'è da sapere

Gabriele Galluccio
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Partite gratis. Sono le due paroline magiche usate dalla Superlega per attirare l’attenzione dei tifosi, che restano la componente più importante del calcio. Senza quella, la Uefa non avrebbe più ragione di esistere dopo il duro colpo allo status quo inferto dalla Corte di Giustizia europea. La sentenza è netta, perentoria, non lascia alcuno spazio all’interpretazione: da ieri le regole di Uefa e Fifa sono incompatibili con i principi di concorrenza e libero mercato dell’Ue. E allora per A22, la società a capo del nuovo progetto sportivo, è tempo di passare all’attacco, dopo essere rimasta nell’ombra per un paio d’anni. Il piano presentato dal “boss” della Superlega è affascinante e allettante, ma sarà in grado di rispettare tutte le promesse?

Soprattutto per quanto riguarda lo spettacolo che intende offrire: sarà davvero del massimo livello se la maggior parte dei top club si sfileranno per rimanere fedeli alla Uefa? Di certo c’è che la nuova proposta smonta molti dei rilievi che venivano mossi nei confronti della Superlega, inizialmente pensata per essere riservata solo alle squadre più ricche e blasonate, senza alcun rispetto della componente romantica del calcio. E allora il format è stato rivisto e adattato alle sensibilità di un mondo che fatica ad accettare i cambiamenti: comprenderà 64 club suddivisi in tre livelli; i primi due saranno composti da 16 squadre, l’ultimo da 32.

 

 

 

Tutte le partecipanti saranno selezionate in base al merito sportivo, senza membri permanenti, dopodiché saranno divise in gruppi da otto e giocheranno quattordici gare, sette in casa e altrettante in trasferta. A fine stagione si procederà con la fase a eliminazione diretta che determinerà le vincitrici delle tre leghe, le promosse e le retrocesse. Le partite saranno infrasettimanali e non interferiranno con i calendari dei campionati nazionali. Inoltre saranno introdotte regole di sostenibilità finanziaria per garantire la parità tra i partecipanti.

 

 

 

LA NOVITÀ PIÙ GROSSA
La novità più grossa riguarda i tifosi, che potranno vedere tutte le partite della Superlega gratuitamente. In tal senso il progetto è molto ambizioso, se non addirittura rivoluzionario: A22 intende creare Unify, la più grande piattaforma di streaming sportivo, rendendo democratico l’accesso al calcio in diretta. Ma allora sono dei folli, dei benefattori? No, semplicemente intendono garantirsi le entrate economiche in un’altra maniera, tramite la pubblicità, gli abbonamenti premium, le partnership di distribuzione e gli sponsor. Il punto fermo è che tutte le gare saranno visibili gratis, mentre i servizi aggiuntivi potranno essere monetizzati: l’idea è di mettere i tifosi in contatto diretto con i club e offrire contenuti specifici e interattivi che vanno oltre il rettangolo di gioco.

 

 

 

Tutto bellissimo, almeno sulla carta, ma come si fa a convincere le squadre migliori a partecipare alla Superlega anziché alla Champions League? Semplice, con un sacco di soldi. A questa gente non mancano, se èvero che il patrimonio netto della Superlega è di 100 miliardi e che gli investitori sono pronti a sborsarne 15 subito. Il ceo Bernd Reichart ha scoperto le carte da questo punto di vista: «I ricavi durante i primi tre anni della nuova competizione saranno garantiti per un importo superiore a quello attualmente previsto nel prossimo ciclo. I pagamenti di solidarietà saranno pari all’8% dei ricavi della Lega, con una somma minima di 400 milioni, più del doppio dell’importo distribuito dall’attuale competizione europea».

 

 

 

C’è molta strada da fare, anche perché in ogni caso la Superlega non vedrà la luce prima della stagione 2025-26: chi sarà disposto a seguire Real Madrid e Barcellona sulla nuova barca del calcio mondiale? In Premier League sono sul piede di guerra, in Bundes anche, mentre in Serie A c’è chi già si è tirato indietro (Inter, Atalanta, Roma) ma anche chi vuole capire dove tira il vento prima di esporsi. Una verità inconfutabile è che la Superlega rappresenta per molti club un’occasione unica di rilancio dal punto di vista finanziario. Resta da vedere quanto la Superlega sarà brava a giocare la partita politica: il ceo Reichart ha lanciato messaggi distensivi alla Figc e soprattutto ha aperto al dialogo con la Uefa, che in tutta questa storia è quella che ha più da perdere.

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