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Luciano Spalletti: "Sono un rabdomante di giovani"

Lorenzo Pastuglia
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Un nuovo soprannome, da c.t. dell’Italia, Luciano Spalletti se lo è dato: un rabdomante di giovani. Così ha detto l’ex tecnico del Napoli, tra lo stupore generale del giornalista Rai Alessandro Antinelli: “Il mio ruolo ha connotati di rabdomante - ha detto - Il mio dovere è guardare, osservare, scoprire tutto ciò che può fare esultare la gente. Sono venuti fuori Kayode, Ranieri, Koleosho, Casadei che avevamo nel mirino da un po'. Bove è oramai una certezza, mi è piaciuto nell'ultimo periodo l'atteggiamento di Lucca, e poi Prati, Calafiori che è una certezza a sinistra e al centro, ed è pronto per la nazionale".

Sulla Superlega, Spalletti ha poi detto: “È il frutto di un mondo in cui si sta perdendo lo stupore di Davide che batte Golia. È come se il domani fosse tutto da inventare e scritto dalle regole dei potenti”.

 

 

Spalletti: “Dal 2024 spero di essere giusto”

Spalletti ha poi risposto al paragone tra lo Scudetto del Napoli e la qualificazione a Euro2024: "Il primo è stato un memorabile viaggio collettivo su binari del sogno e della follia: sembrava impossibile anche nei sogni - ha continuato - La qualificazione europea è invece la voce che sale dal fondo del pozzo in cui eravamo caduti e che urla al mondo che ci siamo anche noi e siamo più vivi che mai. Ci permette di andare in Germania a difendere il titolo vinto nel 2021, ma c'è ancora tanto lavoro da fare”. Per questo 2024, Spalletti si augura di "essere giusto - dice ancora - Dover farmi carico di situazione complicate mi rende felice, appartengo a quella generazione di persone per le quali far parte della nazionale fa battere forte il cuore. Ecco, il mio augurio è che questa felicità possa toccare tanti italiani".

 

 

Spalletti sul Mondiale 2006: “Vissuto con i miei due figli”

Sul Mondiale 2006, Spalletti ricorda tutto: “Il blocco creato da Lippi, al quale mi accomuna solo, al momento, l'essere come lui toscano, la sequenza dei cinque rigoristi sicuri di segnare in finale - aggiunge Spalletti - Ogni contrasto dietro il quale c'era tutto il muscolo della squadra. La finale poi non l'ho vista: l'ho vissuta con i miei due figli, allora di 14 e 11 anni, urlando a ogni rotolata del pallone e finendo in un grande abbraccio collettivo”. Infine un commento sulle differenze tra De Laurentiis e Gravina: "Sono come giorno e notte: uno è imprenditore l'altro da sempre uomo di calcio, è giusto ci siano approcci diversi - conclude Spalletti - È innegabile che siano entrambi presidenti vincenti, stanno facendo cose importanti per il nostro calcio. La cosa che mi è piaciuta di più di Gravina è avermi messo da sempre a mio agio, dimostrandomi stima e mettendo al centro valori del calcio italiano e dei giovani".

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