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Mourinho silurato, Biasin: l'errore capitale della Roma

Fabrizio Biasin
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Non c’è più religione, hanno fatto fuori Mourinho. Un Santo del calcio. Oddio, Santo, ne diceva di tutti i colori e la sua Roma giocava da schifo, ma stiamo pur sempre parlando di una leggenda del balun.

La formula è sempre quella, quattro frasi messe in croce per far finta che ci si sia lasciati in pace (ma quando mai). Eccole: «L’AS Roma annuncia che José Mourinho e i suoi collaboratori tecnici lasceranno il Club con effetto immediato. Mourinho era stato annunciato come 60° allenatore nella storia della Roma nel maggio del 2021. Ha guidato la squadra alla conquista della Conference League a Tirana il 25 maggio del 2022 e alla finale di Europa League a Budapest nella scorsa stagione. Ulteriori aggiornamenti riguardo la nuova guida tecnica della Prima Squadra saranno comunicati a breve».

 

 

 

E gli aggiornamenti sono arrivati in un amen. Daniele De Rossì, già Capitan Futuro, già amatissimo centrocampista giallorosso, raccoglie la patata bollentissima e resterà in sella fino a fine stagione (più eventuale opzione per quella successiva). C’è chi dice «è solo un traghettatore in vista dello sbarco nella capitale di Antonio Conte da Lecce», ma non è questo il punto.

 

 

 

Il punto è che ieri si sono sprecate le cattiverie nei confronti di un allenatore che, sì, è vero, quest’anno stava facendo malissimo e quasi aveva rimediato più espulsioni che punti, ma che nel corso della sua esperienza romana ha portato molte più cose buone che cose cattive. Le elenchiamo: prima del suo avvento la Roma non aveva mai disputato due finali europee consecutive, lui ci è riuscito e una l’ha vinta (la Conference) e un’altra l’ha persa (l’Europa League). Per qualcuno la Conference vale quanto un portaombrelli, ma il dato di fatto è che la tifoseria ha festeggiato come se si trattasse di un’Intercontinentale e, oh, ha fatto benissimo.

 

TUTTO ESAURITO

Ecco, i tifosi. Prima dello sbarco di San Josè nella Città Eterna all’Olimpico trionfavano la depressione, l’assenteismo, i mugugni, con lui sono arrivati i “tutto esaurito” uno dietro l’altro. Infiniti, appaganti, bellissimi. Se pensate che questo non sia sufficiente per promuovere il suo lavoro... rincariamo la dose. La gran parte dei giocatori di primo livello passati da Trigoria nelle ultime stagioni - e pensiamo a Dybala, ma pure a Lukaku - hanno scelto la capitale in quanto luogo di lavoro del Santo di Setubal. Ecco, ora sarà tutto un filo più difficile. «Sì ma, dillo, ormai José è un tecnico bollito». Forse, ma il dato di fatto è che “il bollito” ha dato “da mangiare” alla stampa italiana per oltre due anni (titoli, notizie, chiacchiericci, polemiche) e ha permesso al nostro calcio di avere un riflettore in più che ora, inesorabilmente, si spegnerà. Ora tocca a De Rossi, bravissima persona reduce da una prima esperienza in panchina (l’anno passato alla Spal in B) decisamente poco felice. Succede quando si inizia. A Roma gli concederanno i jolly destinati ai figli prediletti della Lupa, ma non sarà una cosa infinita e con questa rosa, quella dei giocatori fisicamente fragili, “scomparsi” (Smalling, dove sei?), caratterialmente deboli (lo stesso Lukaku) riuscire a tornare a galla non sarà semplicissimo. Per riuscirci ci voleva un Santo, ma il Santo non c’è più. E come tutti i Santi viene maciullato nel presente e sarà celebrato dai posteri. 

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