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Adriano Panatta non si nasconde: "I soldi? Mai stato oculato, cosa mi ha sempre dato gioia"

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Adriano Panatta. Il campione. Mai scomparso dai radar, per carità. Ma con l'onda di Jannik Sinner il suo è stato un ritorno dirompente. E graditissimo. Ora l'istrionico eroe della Davis del 1976 si confessa a tutto campo in una lunga intervista concessa a Repubblica, in cui parla molto anche del suo privato.

Per esempio del padre: che cosa le ha insegnato? "A capire le cose con uno sguardo, mi piacciono gli occhi che parlano. Non mi ha fatto mai un rimprovero quando giocavo, diceva solo: Come mai hai perso oggi?. Non stavo in forma. Finiva lì. Mia mamma, poi, poverina, non conosceva neanche il punteggio del tennis", risponde Panatta.

Dunque, interpellato su quali fossero i sogni di papà, rivela: "Non me l’ha mai detto. Era di poche parole. Ma io, mia sorella Laura e Claudio mio fratello, con la pressione che ha sentito, Panattino per tutta la vita — un ragazzo molto intelligente e un bravissimo giocatore — abbiamo ricevuto un’educazione che ci ha fatto vivere bene". E lei con i suoi figli che padre è stato? "Sono stati liberi di fare quello che gli piaceva. Sono stato anche troppo buono, non riuscivo a essere severo. Ci stavo poco, ero sempre in giro".

 

Interessanti, inoltre, i passaggi dell'intervista in cui Panatta respinge l'etichetta di "provolone" (lui che, si dice, storicamente ha avuto sempre una certa ascendenza sul gentil sesso) e quello sul suo rapporto con i soldi. "Mai stato oculato, mi sono goduto la vita e mi dava gioia far stare bene anche gli altri. Mario Belardinelli quando avevo 21 anni mi disse: “Ricordati una cosa: non sarai mai ricco ma non sarai mai povero”", conclude Adriano Panatta.

 

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