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Jannik Sinner sbotta dopo la rapina: "Facile da vedere", scoppia il caso

Leonardo Iannacci
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Cantava Francesco De Gregori: «Hanno ammazzato Pablo, Pablo è vivo». Parafrasando il Principe: «Hanno battuto Jannik, Jannik è vivo». Vivissimo, aggiungiamo noi, anche se un eccellente Stefanos Tsitsipas, il guerriero greco del tennis sinora mai assurto a campione, lo ha estromesso dalla finale del torneo 1000 in corso di svolgimento sulla terra rossa del Roquebrune Tennis Club. Niente paura, Sinner resta numero 2 del mondo e nel mirino ha una stagione sul rosso che lo vedrà planare prima a Madrid e poi agli Internazionali d’Italia, appuntamento al quale tiene moltissimo in vista dello Slam parigino del Roland Garros.

Tuttavia Tsitsipas, numero 12 al mondo e due volte campione nel Principato, lo ha piegato in tre set (6-4, 3-6, 6-4) con pieno merito ma non è stato l’unico “colpevole” della seconda sconfitta subìta da Sinner negli ultimi 27 incontri (numeri da fenomeno) o del sesto ko inflittogli in nove sfide. Il nostro amabilissimo rosso di Sesto Pusteria è stato battuto anche da altri tre fattori, due esterni e uno riconducibile al suo tennis sulla poco amata terra rossa.

ALIBI E COLPE
Alibi, colpe e demeriti vanno esaminati così: Fattore numero 1: dopo aver perso meritatamente il primo set, infarcito da errori banali per il tennis a cui ci ha abituati, Jannik è tornato Jannik nella seconda frazione dove ha migliorato il rendimento della risposta, ha giocato ai suoi ritmi e ha brekkato il greco riportando la semifinale in parità. Unico neo: un primo intervento del fisioterapista che ha esaminato la coscia destra di Sinner, dolorante causa crampi. Tutto è stato così demandato al terzo set allorché è accaduto il fattaccio: sul 3-1 a favore di Sinner, vantaggio motivato da un bel break ai danni di Tsitsipas, un giudice di sedia ha preso un clamoroso abbaglio che ha indirizzato - attenzione, non deciso - i destini della semifinale: una palla del greco finita fuori non di un millimetro ma di una decina di centimetri, non è stata vista neppure dalla giudice di sedia, la signora Aurelie Tourte, e il mancato doppio break che sarebbe valso il 4-1 a favore di Sinner ha riportato in vita la partita. «Non ho commenti da fare, non faccio di mestiere il giudice arbitro, io gioco. Era semplice da vedere, ma tutti possiamo commettere errori», ha detto Jannik, onesto e casto pur vittima di un furto con scasso. Ci fosse stato al suo posto un Rune qualsiasi, sarebbe scoppiata la terza guerra mondiale. Fattore numero 2: la semifinale è stata decisa a favore di Tsitsipas che ha “finito” un Sinner dolorante assai all’altra coscia, la sinistra, e costretto a un nuovo intervento del fisioterapista. «Niente di grave, solo crampi. Sarò a Madrid ma soltanto per preparare bene Roma e Parigi» ha aggiunto Jannik che ha concluso l’incontro zoppicando. Fattore numero 3: il tennis “sinneriano” sulla terra battuta, superficie ben diversa dall’amato cemento veloce e da quell’erba che lo ha visto, a Wimbledon, semifinalista nel 2023. La rossa (terra) non piace al rosso e il bombardamento subìto dal grandioso diritto del greco ha mandato in tilt i suoi algoritmi.

 

 

Tuttavia Jannik sa bene che nel suo futuro ci sarà una grande vittoria sulla terra battuta, come ha pronosticato Adriano Panatta, uno che ci becca sempre: «Sono convinto che vincerà a Roma e anche a Parigi, prima o poi». Sinner ha chiuso il discorso Montecarlo senza fare drammi: «Ho disputato tante partite in questo 2024 e ho fatto semifinale nuovamente in un Masters 1000. Ora lavorerò in palestra per migliorare». P.S. La vittoria di Tsitsipas non è stata l’unica sorpresa di giornata: il greco dai lunghi capelli, idolo di una stuola di ragazzine (e signore), incontrerà il norvegese Casper Ruud che ha eliminato in tre set (6-4, 1-6, 6-4) un Djokovic irriconoscibile. Per Nole è crisi vera. 

 

 

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