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Juventus, ecco perché Thiago Motta è il tecnico ideale per i bianconeri

Leonardo Iannacci
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Thiago Motta è un mistero, per tutti ma non per se stesso. Nel senso che l’italo-brasiliano è un uomo tetragono, all’apparenza rigido e poco comunicativo. Ama tenersi molto per sé e, dopo aver vinto tutto con le maglie di Barcellona, PSG e soprattutto l’Inter del Triplete, ha abbracciato la vita da allenatore con molta riservatezza. Non si ricordano sue conferenze stampa o interviste nelle quali esce dalle righe. Dà pochi titoli ai giornali. Qui a Bologna, dove sta disputando una stagione incredibile, pilotando una formazione di medio-alto livello a livelli siderali e verso la Champions malgrado il sofferto pareggio interno contro l’Udinese di ieri, dice sempre le stesse cose ai giornalisti e nulla sul suo futuro.

Dicono abbia già un accordo con la Juventus per l’anno prossimo e questo è un segreto non di Pulcinella sul suo possibile arrivo sotto la Mole. Se così sarà, malgrado la volontà del Bologna stesso di proseguire con lui anche l’anno prossimo nella probabile avventura in Europa, Motta dovrà fare i conti con un processo di restaurazione juventina che partirà dai suoi rigidi ma appassionanti credi calcistici. Che sono, nell’ordine: un calcio fatto di fraseggi e passaggi studiati ad arte, quasi algoritmi per come vengono sviluppati dal portiere al centravanti (che a Bologna è quel fuoriclasse di Zirkzee); un’organizzazione che non prevede ruoli definiti (Calafiori viene fatto giocare ora centrale, ora terzino, ora persino mezzala); un centrattacco boa che riveste i panni del regista avanzato, mezzali che fanno i mediani e mediani che fanno gli esterni.

 

 

Giuntoli, al quale Elkann ha dato mandato per ricostruire la Juventus dopo i recenti grigiori Allegriani, affiderebbe a questo italo-brasiliano molto testone e decisamente iconoclasta in certe sue scelte (a Bologna alterna in porta Skorupski e Ravagli e ne fa giocare una sì e una no al bomber della squadra, ovvero Orsolini), un mandato complicato. Motta dovrebbe riplasmare uomini che ha già, come Chiesa e Vlahovic, e arricchire la personalità dei vari ragazzi lanciati in questi mesi (Miretti, ad esempio, ma anche Yildiz e Cambiaso). Questo il suo primo compito, poi avrà come obiettivo quello di inserire i nomi che Giuntoli sta trattando. Ovvero un portiere per il dopo Szczesny (avanzate le trattative con il Monza per Di Gregorio), un difensore versatile e prorompente (Calafiori, pupillo di Motta al Bologna) e un attaccante che faccia girare la squadra (e perché non lo stesso Zirkzee?).

 

 

Difficile che Thiago non decida, con un clamoroso coup de theatre, di restare sotto le Due Torri. Ipotesi remota, anzi remotissima a tutt’oggi, comunque vada a finire la volata Champions che vede il suo bel Bologna sguainare la sciabola con Roma e Atalanta. Mancano quattro partite, quattro puntate alla soluzione del giallo. E, in un giallo, un uomo dei misteri come Thiago ci potrebbe sguazzare. Ma il giallo è facile cambi colore e diventi bianco e nero.

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