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Euro 2024, Toni Kroos contro gli immigrati: "Sono troppi, la Germania non è sicura"

Matteo Legnani
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Per i non addetti ai lavori o non calciofili, Toni Kroos è stato uno dei grandi nomi del calcio europeo, con le sue sei Champions League vinte con Bayern Monaco (una) e Real Madrid (cinque). È stato anche un grande della nazionale tedesca, con la quale ha giocato 114 partite, quattro campionati europei e tre campionati mondiali, vincendo l’edizione del 2014 giocata in Brasile. Insomma, nell’ultimo quindicennio, il 34 enne nativo di una cittadina sulle rive del Mar Baltico, che ha appeso gli scarpini al chiodo dopo l’eliminazione della sua Germania dagli Europei per mano della Spagna appena qualche giorno fa, è stato un eroe assoluto del calcio tedesco.

Uno di quei personaggi che contribuiscono a rendere grande lo sport di un Paese. Kroos, tuttavia, ha giocato la maggior parte della sua carriera nei club all’estero, per la precisione nel Real Madrid, dove è stato il “faro” del centrocampo negli ultimi dieci anni, dalla stagione 2014-2015. E in Spagna, Kross ha detto di voler restare anche a carriera calcistica conclusa. Ma non per la movida, la paella oil clima, senz’altro più gradevole che sulle rive del Baltico. 

 

PREOCCUPAZIONE
Parlando al podcast della rete tv tedesca ZDF “Lanz & Precht”, il sei volte campione d’Europa ha aperto una polemica che, in poche ore, è finita su tutti i siti d’informazione del vecchio continente, e non solo quelli dedicati al calcio: «Ci piace molto stare in Germania, penso che sia ancora un grande Paese ma non è la Germania di qualche anno fa» ha spiegato Kroos. «E semi chiedessero se preferisco che mia figlia esca alle 23 in una grande città tedesca o spagnola, allora ti dico spagnola. I problemi possono esserci anche in Spagna, ma probabilmente ne avrebbe meno».

E se state pensando che “i problemi” citati dall’ex centrocampista siano quelli legati all’immigrazione, avete fatto centro, perché il podcast è andato avanti così: «Sono felice che il nostro Paese possa accogliere le persone a braccia aperte, allo stesso tempo trovo che il fenomeno sia troppo poco controllato. Non tutti possono andare bene per noi e questo lo abbiamo sottovalutato, non riusciamo a distinguere chi va bene per noi e chino. E questo ha diviso i tedeschi».

Nel 2018 lo stesso Kroos aveva polemizzato con un altro giocatore della nazionale tedesca, Mesut Ozil, il quale aveva annunciato il ritiro a causa del razzismo esistente nella nazionale e in Bundeliga verso i giocatori, come lui, di origine non tedesca, replicando che «nel calcio tedesco il razzismo non esiste». Naturalmente, le sue affermazioni alla ZDF hanno suscitato un polverone in patria, dove Secondo un dato diffuso nel marzo 2023 dalla versione tedesca dell’Istat, in Germania gli immigrati contano per il 17,3% della popolazione, ossia per una percentuale assai più alta rispetto a quella media riscontrata nei 27 Stati Ue, che è del 10,6%. E un altro 5,7% della popolazione è figlia di genitori entrambi nati all’estero e poi immigrati in Germania tra il 1950 e oggi. Il che porta la percentuale combinata di immigrati e di immigrati di seconda generazione al 23% (quasi un abitante su quattro), dei quali la maggior parte sono turchi seguiti da ucraini, siriani, romeni, polacchi e italiani.

In Spagna, la percentuale di popolazione immigrata sul totale è cinque punti sotto quella della Germania: 18,1%. Ma la Spagna, governata dalla sinistra ormai ininterrottamente da oltre sei anni, quella che ha riconosciuto ufficialmente la Palestina, è uno dei Paesi europei meno “accoglienti” nei confronti degli stranieri. Tutti hanno presenti i “muri” (che ricordano quelli tra Israele e i Territori Palestinesi) che circondano le enclave spagnole di Ceuta e Melilla, sulla costa settentrionale del Marocco. E la Spagna nel 2023 è stato l’ultimo Paese Ue quanto a domande di asilo accolte, pur essendo il terzo (dopo Germania e Francia) per richieste presentate. Secondo i dati raccolti dall’UNHCR (l’Agenzia per i rifugiati dell’Onu), un totale di 163.050 richieste sono state ricevute da Madrid, per lo più da immigrati provenienti da Venezuela, Colombia e Perù (le ex colonie in Sudamerica): solo il 17% ha ottenuto risposta positiva, l’83% è stato respinto in prima istanza. In Germania, le domande presentate lo scorso anno sono state 353.000 e l’Ufficio federale per l’immigrazione e i rifugiati ne ha prese in esame 260.000, decidendo in senso positivo su oltre metà, secondo quanto riportato dall’emittente internazionale statale tedesca Deutsche Welle.

 

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