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Dazn, costi alle stelle ma il sistema non regge: calcio in tv, cosa sta succedendo

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Giampiero de Chiara
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Io sono un italiano e canto. Non togliermi il pallone e non ti disturbo più. Sono l’italiano medio nel blu dipinto di blu....». Cantavano così, più di 20 anni fa, nel 2003, gli Articolo 31 sottolineando bene quanto fosse importante (e oggi nel 2024 anche molto caro e stavolta non in senso di affetto...) il calcio per gli italiani. La partita di pallone è intoccabile per i tifosi e la possibilità di vederla in televisione in diretta è una grande gioia. Dal 2018 l’esclusiva della Serie A è di Dazn, la piattaforma streaming che ha sostituito Sky. E lo sarà ancora per altri cinque anni, fino al 2029.


Dazn si è infatti aggiudicata l’ultima asta per i diritti di trasmissione per 700 milioni a stagione. E qui che però cominciano le dolenti note. Dolenti perché si protraggono ormai da tempo. Fin dall’inizio la qualità streaming della visione dell’evento sportivo è stata la croce di una azienda, nata appositamente per trasmettere il massimo campionato di calcio. La rotellina che gira, bloccando la visione con i giocatori immobili, è già entrata nella leggenda dell’immaginario non solo televisivo (ormai i match di calcio si guardano sul cellulare, sul computer, sul tablet). Le lamentele sono state tante, ma dopo sei anni certi “incidenti” non sono più tollerabili.

 

 

 

Nel 2018-2019 però l’abbonamento costava 9,99 euro al mese e dopo vari aumenti, a cadenza continua in tutti questi anni, la prossima stagione un abbonamento mensile costerà da un minimo di 34,99 euro (per chilo sottoscriverà per un anno) a un massimo di 69,99 euro per il servizio Plus (cioè vedere tutta la programmazione su due dispositivi anche da due connessioni diverse). Un aumento che è fino a 120 euro in più l’anno. Quando Stefano Azzi, ad di Dazn, ha presentato il programma ha definito «impressionante» la crescita dell’azienda, ma nello stesso giorno il comitato di redazione, il sindacato interno dei giornalisti, ha rivelato che si volevano mandare a casa 14 dei 32 giornalisti.

Allora, per dirla come Antonio Lubrano, la domanda sorge spontanea: come è possibile fornire un prodotto migliore quando si taglia quasi metà della redazione, aumentando ancora una volta i costi per vedere le partite? Inoltre nel nuovo contratto, sottoscritto con la Lega calcio di Serie A, la presenza dei “bordocampisti” (i redattori che seguono la partita attaccati alla panchina) è prevista solo in 5 partite su 10. Insomma un servizio che non viene più offerto come prima (nella scorsa stagione quei giornalisti erano presenti su tutti e 10 i campi da calcio) accompagnato, come detto, da un aumento vertiginoso dei costi di visione. Infine, per alcune partite, il telecronista sarà da remoto (il cosiddetto tubo in gergo tecnico) e non più in tribuna stampa.

Da Dazn fanno sapere che la loro offerta è la più bassa rispetto agli altri campionati europei. Ma è anche vero che, soltanto nel 2024, siamo già al terzo aumento e abbiamo superato da poco metà anno. Dietro, ovviamente, c’è un gioco molto più grande. Ne va della sopravvivenza della stessa Dazn, ma anche del nostro sistema calcio con le società di Serie A che senza i soldi dei diritti tv sarebbero in grossi guai. L’azienda punta al pareggio di bilancio e lo sta facendo aumentando i costi dell’offerta e tagliando la struttura interna (ma non certo i volti immagine della piattaforma). Alla fine di tutta questa storia rimane il tifoso di calcio costretto a sborsare e a svenarsi, continuando ad avere una qualità non eccelsa nella visione, cercando come un rabdomante la soluzione migliore e più economica per godersi la propria squadra del cuore.

 

 

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