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Parigi 2024, allori pregiati e grande spirito: questa spedizione è già un successo

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Fabrizio Biasin
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I bilanci a metà del guado son sempre una cosa orrenda, ma siccome il guado ha il color-petrolio della Senna, ce ne fottiamo allegramente e sentenziamo: la spedizione azzurra è una bellezza, ci gasa e, al netto di qualche inevitabile delusione, sta regalando gioie in quantità. È una questione di numeri, ovvio, ma non solo. E partiamo da quelli, i numeri: siamo già a quota 9 primi posti, uno in meno dei 10 conquistati a Tokyo. In Giappone arrivammo a un totale di 40 medaglie (10 argenti e 20 bronzi) e chissà se riusciremo a fare altrettanto, ma, quanto a oro, è probabile che torneremo a casa con un bottino superiore: non era affatto scontato.

Poi c’è tutto il resto, ci sono i brividi che non avevamo programmato e sono già storia: il tennis ha trovato il primo trionfo di sempre con Errani-Paolini, Musetti è salito su un podio abbagliante con Djokovic e Alcaraz, le Fate della ginnastica artistica hanno portato a casa oro e bronzo alla trave nei luoghi di sua maestà Simone Biles, uno degli esseri viventi più famosi al mondo che, però, si è dovuta inchinare a due fenomeni di 21 (Alice D’Amato) e 17 anni (Manila Esposito, la più giovane di tutta la spedizione azzurra).

 

 

 

E possiamo proseguire: Paltrinieri si è confermato leggenda del nuoto e ancora non ha finito. Alla sua età, in vasca, certe cose le sanno fare in pochissimi. Ci siamo incazzati come iene per alcune decisioni sulla pedana della scherma e, però, di medaglie ne sono arrivate anche lì: una su tutte, la finale della spada a squadre contro la Francia all’ultima stoccata. E abbiamo battuto un galletto anche nel kayak con De Gennaro, mica pizza e fichi. E ieri i nostri occhi strafatti di sport sono andati in estasi nelle 2 ore abbondanti di pallavolo ad altissimo livello che hanno visto i nostri riemergere dalla Fossa delle Marianne e battere i giapponesi che già pregustavano il sushi azzurro. E invece niente, siam passati noi e domani cerchiamo di sfatare l’antico tabù nella sfida contro... già, la Francia. Dice il rompiballe: «Però questa volta nei 100 siam stati giù dal podio». Vero, ma chi ha assistito alla sacra finale, la più importante in ogni Olimpiade, sa che Marcell Jacobs ha onorato alla grandissima il trionfo di tre anni fa con un crono da 9.85 che significa una cosa sola: il ragazzo si è presentato al massimo delle sue possibilità e merita applausi. Il resto lo scopriremo nei prossimi giorni, e la mente va subito a Gimbo Tamberi, ma anche a Tita-Banti nella vela, Vito Dell’Aquila nel taekwondo, l’Italvolley e il Settebello. C’è tanto azzurro a Parigi, godiamocelo tutto.

 

 

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