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Jannik Sinner, soffiata sul caso-doping: "Come andrà a finire, come salveranno la faccia"

Roberto Tortora
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Quale sarà il destino di Jannik Sinner? Verrà squalificato dalla Wada o ci sono margini perché questa storia venga chiusa definitivamente? Riuscirà a dimostrare una volta per tutte la sua assenza di responsabilità sul medicinale vietato che gli ha procurato il contagio da steroidi per un massaggio del fisioterapista, Giacomo Naldi, poi licenziato come il preparatore atletico (Umberto Ferrara) che glielo aveva fornito?  L'esperto di ricorsi, Giovanni Fontana, dice: “Ci sono buone possibilità che venga assolto. Se la caverà con una ammonizione con diffida, così la Wada avrà salvato la faccia”.

Il sostegno arriva anche dai suoi rivali più importanti, in primis Carlos Alcaraz che afferma: “Pensavo che fosse tutto chiuso: Jannik è innocente e hanno visto che non aveva fatto nulla di male. Non è un buon segno per il tennis”. E, sulla stessa lunghezza d’onda, anche Daniil Medvedev: “Jannik mi sta simpatico, ha ragione a fare ciò che sente di dover fare così come la Wada sta facendo forse quel che deve. Non penso che questo getti una cattiva reputazione sul tennis, lo sarebbe se coinvolgesse dieci top10”.

 

Intanto, di fronte a tutta la tempesta mediatica che si è scatenata, con il solito frustrato Nick Kyrgios pronto a sparare veleno sui social, Sinner resta impassibile, quasi non umano, e a Pechino ha raggiunto la semifinale, dove affronterà la rivelazione di casa, Yunchaokete Bu, numero 96 del ranking, in tabellone grazie ad una wild card. È stato capace di regolare prima Musetti e poi il numero 6 del seeding Rublev, perciò non andrà preso sottogamba. Dall’altro lato? Proprio i già citati Medvedev e Alcaraz. Jannik mantiene il focus, anche dopo aver superato Lehecka ai quarti: “Posso ancora migliorare, sempre. I successi sono il risultato del livello di gioco che esprimi, di quanto riesci ad essere continuo anche mentalmente. Ho cambiato fisioterapista e preparatore: anche dal punto di vista fisico c'è tanto da fare”.

 

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