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Milan, Giovanni Galli su Paulo Fonseca: "Va aiutato, altrimenti subito Allegri"

Giulia Stronati
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«Per essere da Milan non servono solo i piedi buoni, ma bisogna essere anche uomini veri. Ai rossoneri manca lo zoccolo duro di giocatori italiani, che diano il senso di appartenenza. Per gli stranieri purtroppo un club vale l’altro: non sanno il valore di quella maglia, che va onorata sempre. Per i tifosi e per la storia dei campioni con la C maiuscola che l’hanno indossata. Non come certi pseudo top player odierni della squadra che della parola campioni non hanno neanche la C iniziale...». Firmato Giovanni Galli. L’ex numero uno 1 del Milan di Sacchi ci accompagna nel viaggio all’interno della crisi del Diavolo.

Come valuta l’inizio di stagione?
«Erano partiti malissimo, poi le tre vittorie di fila sembravano essere state la svolta. Invece a Firenze sono ricaduti negli errori di inizio campionato e ci hanno messo del loro per perdere. A partire dall’atteggiamento sbagliato di qualche giocatore...».

 



Allude alla vicenda rigori?
«Questa è stata la cosa più brutta. È lampante come qualcosa non funzioni. Alcuni giocatori sembra che ti facciano un piacere a giocare, il Milan non merita questo. Ci possono essere delle divergenze di vedute con l’allenatore, ma l’impegno non deve mancare mai: piuttosto litigo nello spogliatoio col tecnico se non ne condivido le idee, ma non faccio un dispetto alla squadra giocando svogliatamente».

Alla luce di quanto successo Fonseca ha in mano il gruppo?
«C’era già stato il precedente del cooling-break con la Lazio, adesso iniziano a essere troppi certi episodi. Baresi, Massaro e Ibra devono far capire come si sta al Milan. Al Milan non ci si diverte: si lavora e si suda per rendere onore alla sua storia. Mi spiace per Fonseca: lo ritengo un bravo allenatore, che avrebbe avuto bisogno di un supporto maggiore da parte di tutti.
Gli episodi di Firenze non sono un bel segnale per lui...».

Dovessero andare male le prossime gare Fonseca potrebbe tornare a rischio. Tra i possibili successori si parla di Sarri.
«Maurizio è molto bravo, ma ha bisogno di allenare e lavorare tutti i giorni con la squadra. Ergo gli serve tempo e può pagare dazio all’inizio: va aspettato nei primi 2-3 mesi per raccogliere i frutti del suo lavoro. Se invece si punta a una svolta immediata, il nome giusto è quello di Allegri. Max è pragmatico e in 2 minuti ti rimette in piedi la squadra: difesa ferrea e davanti spazio alle individualità».

Ma questo Milan è da Scudetto?
«Per me si. La rosa è competitiva ed è stato fatto un mercato importante. Abraham è un bel colpo e Pavlovic è molto forte, anche se adesso non sta giocando...».

Torniamo ai giocatori: che succede a Theo Hernandez?
«Resta un gran giocatore, anche se sta vivendo un momento complicato. Mi auguro sia soltanto una fase passeggera come capita all’interno di una carriera. Troppo nervoso? Lui è il capitano e deve dare l’esempio».

Leao invece è un campione o solo un grande talento?
«La sua indole ormai la conosciamo. Per me è un grande talento inespresso e che va a corrente alternata. Mi sta simpatico: quando si mette in testa di fare il calciatore vero, fa la differenza ma ha atteggiamenti a volte indisponenti. Si dice sempre che tanto maturerà, ma intanto gli anni passano...».

Veniamo alle note positive: Maignan è uno dei tre migliori portieri al mondo?
«Certamente si. È il top player del Milan. Ormai è una certezza tra i pali: al rendimento abbina una grande personalità. Se i suoi compagni lo seguissero e facessero di più come lui...».

 

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