Il presidente Marotta ha provato a far capire lo stato d’animo della società «ringraziando di cuore Inzaghi e i giocatori per la stagione» prima di affrontare la Roma. C’è chi capisce e chi non vuole capire, ma era l’unico modo per far passare un messaggio che il tifoso medio fatica ad accettare: l’Inter è orgogliosa e soddisfatta della stagione a prescindere da quanti titoli metterà in bacheca. Ed era così anche prima che iniziasse la settimana che ha spazzato via la Coppa Italia e, con ogni probabilità, lo scudetto. Per il tifoso medio questo è un ragionamento da perdenti. Fatica a vederci un pensiero strategico dietro che, invece, c’è stato. L’Inter sta cercando di far capire che se nei prossimi anni avrà una rosa più giovane, forte e competitiva di questa, sarà anche e soprattutto grazie a questa annata che porterà il bilancio in attivo, darà finalmente margine per operare e, in altre parole, metterà fine al periodo di difficoltà post-pandemia. Quest’anno di fine ciclo doveva essere e sarà quello di transizione verso un nuovo inizio. Una parte di tifoseria lo ha capito e ha applaudito la squadra dopo il ko con la Roma. Ma ce n’è un’altra ancora legata alle logiche del passato e non si capacita che l’obiettivo di un top club contemporaneo è essere competitivi sul lungo periodo mantenendo solidità finanziaria prima che riempire la bacheca.
OBIETTIVO
Dimentica, questo tifoso, che l’Inter non ha mai detto che l’obiettivo era vincere tre, quattro, cinque trofei, e non lo ha detto nemmeno Inzaghi quando faceva il “tre” con le dita: lui, così come il presidente, hanno sempre dichiarato che l’ambizione (parola chiave) era essere competitivi (altra parola chiave) in tutte le competizioni. In altri termini, che si provava a fare questo salto di qualità rispetto agli anni precedenti. Già perché quando l’Inter di Inzaghi è andata vicino allo scudetto o lo ha vinto, è uscita agli ottavi di Champions; viceversa quando è arrivata in finale di Champions non è mai stata competitiva per lo scudetto. Idem, in peggio, nelle stagioni pre-Inzaghi.
Inter, mossa estrema di Inzaghi: chi vuole schierare contro il Barcellona
Una mossa estrema, quasi disperata: Marcus Thuram in campo mercoledì a Barcellona, nell'andata delle semifina...Era chiaro all’interno della società che, per arrivare in fondo a tre competizioni, doveva girare tutto bene. Quasi niente è andato per il verso giusto eppure l’Inter ci è quasi arrivata, a conferma che la storia della corazzata l’hanno raccontata gli altri, non l’Inter stessa. Gli infortuni si sono susseguiti e il rendimento dei rinforzi non ha compensato il calo dei titolari e delle riserve già presenti lo scorso anno in rosa. Non si può però contestare il mercato estivo dato che non è stato un vero e proprio mercato: due parametri zero, un secondo portiere e una scommessa su Palacios che equivaleva, per investimento, a quella su Bisseck dell’estate precedente, a conferma del fatto che a queste cifre una volta ti va bene e una male. Il mercato non c’è stato perché nessuna azienda al mondo si muove nel primo anno di gestione di un nuovo azionista. Nessuna. A questo va sommata la consapevolezza di avere un gruppo in buona parte a fine ciclo e reduce dalla sbornia del ventesimo scudetto: se la società e Inzaghi non avessero promosso l’idea di competere sui tre fronti, l’Inter avrebbe fatto fatica a ritrovare motivazioni (ricordate i segnali di flessione mentale a inizio campionato?). Ora il pensiero dello scudetto sfumato può alleggerire una squadra diventata dannatamente pesante. L’idea di non dover più essere al top in ogni partita ma solo nelle due contro il Barcellona- e poi eventualmente nella finale - dovrebbe alleggerire lo spirito dei calciatori e cancellare l’eterno pensiero della partita seguente che ha caratterizzato tutta l’annata. L’Inter non ha mai giocato nel qui e ora ed è il motivo per cui è andata vicino a tutto. Domani al Montjuic avrà questa occasione. Provi a godersela.