Jannik Sinner, il segreto della sua famiglia: a Sesto Pusteria...

di Claudio Savellimercoledì 16 luglio 2025
Jannik Sinner, il segreto della sua famiglia: a Sesto Pusteria...
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Lo ha scritto Ivan Ljubicic dopo aver commentato (benissimo nella vincente scelta di Sky di affiancarlo a Bertolucci e Pero per una cronaca “a tre”) la finale di Wimbledon: il segreto di Jannik Sinner sono i genitori che si limitano a fare i genitori. Compito che, nella fattispecie, è peraltro riuscito benissimo. Mamma Siglinde e papà Hanspeter non dicono una parola quando gioca Sinner. Sono lì solo quando l’occasione lo richiede, ma non hanno un ruolo attivo. Anche i più banali incoraggiamenti vengono lasciati al team di lavoro perché fanno parte del lavoro, appunto. C’è tutta una gestualità studiata per comunicare che non va toccata. L’alzarsi in piedi di Vagnozzi e Cahill è un messaggio preciso e sarebbe annacquato se attorno a loro ci fosse anarchia. I genitori di Jannik lo hanno capito benissimo e non è cosa affatto scontata perché troppo spesso i genitori vogliono essere protagonisti. Figuriamoci quando hanno dato alla luce un fuoriclasse dello sport.

Ma da Wimbledon ai campi di provincia la storia è la stessa. Le Williams non sarebbero state le Williams se il padre non avesse mollato la presa, Agassi ha odiato il tennis per le pressioni del vecchio, Tsitsipas è imploso con il papà “fai come dico io” nel box, quella di Shelton potrebbe essere l’eccezione alla regola o forse no, chissà. Come ha scritto Ljubicic, i genitori devono «assicurarsi che il figlio abbia tutto ciò di cui ha bisogno». In questo “tutto” che è la vita, il genitore è compreso; nello sport, invece, è decisamente escluso. Soprattutto se lo sport diventa un lavoro.

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È il rispetto dei ruoli che rende grande la famiglia Sinner e, di conseguenza, Jannik. Un distacco spontaneo perché nato da persone intelligenti e altruiste al punto che anche la presenza può diventare strategica. In finale mamma e papà non erano seduti vicini in modo da diventare due fonti emotive distinte a seconda dei momenti. Mamma Siglinde è più emotiva quindi era fuori dal box, per non annacquare il linguaggio del corpo codificato dello staff. Papà Hanspeter è più neutrale quindi era dentro il box ma dalla parte opposta rispetto ai coach. In mezzo e allo stesso livello di Cahill e Vagnozzi, come a unire tutti, il fratello Mark (nato in Russia nel 1998, adottato a 9 mesi dalla famiglia Sinner). Scelte non casuali. Momento di euforia, sguardo alla mamma che alimenta l’emozione positiva: momento delicato, sguardo al papà che restituisce sicurezza. Per tutto il resto, focus sullo staff. Su chi, in quel momento, sta lavorando e ha il grande privilegio di poterlo fare senza l’interferenza dei genitori.

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