Agosto, neve mia non ti conosco. «Purtroppo...», aggiunge Sofia che non vede già l’ora di infilarsi gli sci e gettarsi giù, magari dalle To fane. Sofia è Goggia e strana è l’estate di una campionessa di sci senza la neve. Sotto il sole e i morsi del caldo torrido. Ma tant’è.
Un’intervista il 9 di agosto non ti pare quasi surreale, Sofia?
«In un certo senso sì, mi è capitato di rado perché questi sono i mesi morti per il nostro sport. Ma, in realtà, sono fondamentali per mettere benzina nei nostri muscoli».
E cosa fa una campionessa di sci d’estate? Come prepara la stagione che verrà?
«Mi sono organizzata. Sono a Bergamo e non su una spiaggia perché devo prepararmi al meglio per un calendario sciistico delicato, l’ennesimo per me».
Palestra? Lavoro atletico? O che altro?
«Sì, il solito lavoro di potenza ma quest’anno ho deciso di lavorare sui muscoli anche con allenamenti acrobatici. Vi sembrerà strano ma ho cercato di perfezionare i salti e gli equilibri necessari dello sci con la ginnastica artistica. Ho preso persino lezioni di... tiro con l’arco».
Da marzo non gareggiate più, e lo stop si protrae per mesi.
«Lo sci è l’unico sport che da aprile a ottobre sta fermo. Io andrò in Argentina e Cile per rimettere gli sci sui ghiacciai andini, ma soltanto a settembre».
Obiettivo per il 2026, le Olimpiadi?
«Tutti me lo chiedono ma voglio pensarci soltanto a febbraio. Prima ci sono gare di coppa del mondo per affinare il mio stato di forma ma, soprattutto, per vincere».
Ma le Tofane ti aspettano.
«Eh, lo so. Sono lì, non si muovono di certo!».
Le rivali del 2026?
«Le solite: Shiffrin e Gut in testa. Federica purtroppo sarà ancora impegnata per rimettersi a posto dopo il tremendo infortunio che ha subito».
A proposito, come sta?
«La sono andata a trovare a Torino, ora si è sottoposta a una seconda operazione, per lei il difficile viene adesso. Ma sono sicura che si riprenderà al cento per cento».
Come l’hai trovata?
«Positiva, come sempre».
E tu? Il tuo corpo ha dimenticato i continui e ripetuti infortuni? Gli stop e le riprese miracolose?
«Sto bene ma mi sto chiedendo in questi giorni cosa sarebbero le mie ginocchia, le mie caviglie, le mie articolazioni se non avessero subìto tutti quei traumi».
Farai tutte e tre discipline?
«Certo. Discesa, superG e gigante».
Qualche amarcord della tua leggendaria carriera: Lindsey Vonn ha rappresentato un ostacolo insormontabile poi, ai Giochi di Pyeongchang, sei riuscita finalmente a batterla. Cosa rappresentò quell’oro olimpico in discesa libera?
«Lindsey era il mio idolo e quella gara è stata una roba veramente folle. L’oro ebbe un valore enorme ma ancor più l’aver battuto quella campionessa che era il mio punto di riferimento. $ un po’ come nelle tragedie greche, la Vonn era insieme la migliore e l’avversaria da abbattere».
Da bambina hai avuto dei miti?
«Sono cresciuto con i trionfi di Deborah Compagnoni, l'ammiravo per quello che vinceva e per come lo faceva. Ha avuto molti infortuni e mi sono rivista in lei, soprattutto prima delle Olimpiadi di Pechino».
Dove hai vinto un argento pazzesco, quasi su una gamba sola. È stato il suo top di carriera?
«Il top resta l’oro di Pyeongchang. Il colore della medaglia di Pechino era diverso ma quello che ho sofferto per il ginocchio ko ha generato sensazioni che mi rimarranno dentro sempre».
Ti dà molto fastidio, vero, quando vengono ad esplorare nel tuo privato?
«Sì ma non ci faccio più caso».
Jannik Sinner è tornato al tennis dopo uno stop doloroso, diverso ma simile ai tuoi sul piano psicologico.
«Jannik si è detto stupito di come ha vinto Wimbledon, dominandolo. Ma lo capisco, ha usato il dolore dei tre mesi di stop e della sconfitta del Roland Garros in ogni pallina che rimandava dall’altra parte del campo ad Alcaraz».
Milano Cortina ultimo atto della leggenda Goggia?
«No, al ritiro non ci penso affatto».
Chiusura con la tua Atalanta. Come la vedi dopo le partenze di mister Gasperini, Retegui e quella imminente di Lookman?
«Da vera tifosa appassionata, finisce un ciclo ma questo non vuol dire che non si deve avere fiducia in una società e in una famiglia come quella dei Percassi che ha dato grande stabilità economica al club. L’Atalanta non ha debiti. Ha vinto uno scudetto gestionale. E vi pare poco in questo calcio?».