Pochi (eufemismo) veri campioni italiani, tanti allenatori a rischio, zero acquisti clamorosi (se non Modric e De Bruyne, due “vecchi” a costo zero) e un livello che sembra precipitare sempre più in basso. Allegria, inizia la Serie A. E, mai come questa volta, è tutto una confusione, un mistero, un enigma. Il campionato che porterà- sicuramente molti stranieri, chissà se anche la nostra malandata Nazionale - ai Mondiali del 2026 è davvero indecifrabile e per ora fa felice solo gli scommettitori: non c’è un vero favorito ed è rischioso ipotizzare flop o sorprese.
Già, perché le squadre più o meno sono le stesse, ma le panchine più importanti sono cambiate e, si sa, nel football puoi avere i fuoriclasse più bravi del mondo, però se hai il mister sbagliato non vinci una mazza. Per questo motivo, un po’ ovunque, curiosità e attesa si mescolano a quel pizzico di ansia che tanto fa impazzire i tifosi. Certo, se parlate con chi pontifica vi sentirete dire che, in verità, un grande favorito c’è ed è il Napoli, campione in carica che ha confermato l’allenatore (Antonio Conte) e che si è rinforzato tra le riserve. Errore.
Perché il difficile, sotto il Vesuvio, non è vincere, ma - soprattutto con i caratterini particolari del presidente e del tecnico- ripetersi due volte di fila. Anzi impossibile visto che non c’è riuscito, ai tempi d’oro, nemmeno la leggenda Maradona. E così a fare la differenza nel bene e nel male, quest’anno, saranno per forza gli allenatori, anche perché i giocatori italiani più forti sono altrove (il capocannoniere Retegui è andato in Arabia, Chiesa è al Liverpool, Tonali al Newcastle e Donnarumma non si sa).
Prendete le prime cinque classificate dello scorso campionato e capirete. Alle spalle del Napoli è arrivata l’Inter che, come sempre, aveva mille contraddizioni, ma una sola certezza: Simone Inzaghi. In quattro stagioni il “re del 3-5-2” è riuscito a dare un gioco spumeggiante alla squadra facendo, contemporaneamente, risparmiare i dirigenti (molti investimenti a costo zero) e sognare i tifosi (uno scudetto, due finali Champions, tre Supercoppe e due Coppa Italia). Un eroe. Che però si è fatto comprare dai milioni arabi dell’Al-Hilal ed è scappato via. Al suo posto i nerazzurri hanno scelto Chivu, uno che conosce l’ambiente e bla bla bla, ma che, comunque, è un’incognita a questi livelli. Tradotto: l’Inter di Inzaghi sarebbe arrivata tra le prime tre anche l’anno prossimo; quella di Chivu potrà vincere tutto, ma anche restare fuori dal podio.
Poi c’è l’Atalanta, arrivata terza lo scorso campionato, e a Bergamo la situazione è ancora più intricata. Per non dire preoccupante. Il genio Gasperini capace di risultati impensabili e plusvalenze da sballo - se ne è andato e al suo posto è stato ingaggiato Juric. Un suo discepolo, vero, ma anche uno che arriva da clamorosi flop con Roma e Southampton: impossibile capire se la Dea continuerà a correre o inciamperà irrimediabilmente.
E ancora. La Juve (quarta lo scorso anno) ha confermato Tudor, mister che però era arrivato a fine stagione per sostituire Thiago Motta e il suo progetto fallimentare, quindi uno che partirà praticamente da zero, mentre la Roma (quinta) ha puntato tutto su Gasperini. Il quale è un mago in un ambiente di provincia (l’ha dimostrato all’Atalanta e prima al Genoa), però è tutto da valutare in una piazza grande, impaziente ed esigente come quella della Capitale: saprà inventare calcio spettacolare e vincente anche lì? Panchine ribaltate in testa, ma non solo: la Fiorentina si è separata da Palladino per tornare al vecchio amore Pioli, operazione revival come quelle del Milan con Allegri e della Lazio con Sarri. E i ritorni, si sa, sono sempre scivolosi.
Quella che parte oggi, insomma, sarà una serie A pronta a regalare emozioni e, se avete ancora in mano la classifica della scorsa stagione, conservatela: il prossimo 24 maggio 2026 vi accorgerete che sarà sicuramente stravolta.