Gennaro Gattuso? Si complica la vita da solo, ma vince lo stesso

Inizio e fine partita conditi con errori da incubo, si salva soltanto il risultato Ringhio sbaglia con la formazione asimmetrica: deve “fare” cose semplici
di Claudio Savellimartedì 9 settembre 2025
Gennaro Gattuso? Si complica la vita da solo, ma vince lo stesso

2' di lettura

Ventitré minuti per organizzare un tiro in porta sono un po’ troppi. E il paradosso è che basta calciare verso i pali per segnare a Israele: così fa Kean, con due tiri di certo non irresistibili, e poi faranno Politano e Raspadori, infilandosi comodamente in una difesa francamente di burro. Quei ventitré minuti (in realtà, qualcuno in più) di agonia non vanno cancellati ma mostrati agli azzurri come prima cosa nei prossimi raduni per far provare un po’ di sana vergogna. Perché giocare con la paura della propria ombra è peggio che perdere. Gattuso ci mette del suo, scivolando in un overthinking di spallettiana memoria e schierando una formazione cervellotica che è costretto a cambiare dopo pochi minuti - ventitré - che sembrano un’eternità. Per una volta bisogna dare ragione ai bar sport del Paese, pieni zeppi di commissari tecnici: caro ct, semplificati la vita.

Aiutati, che il dio del calcio magari ti aiuta. Questo 4-3-3 che a Coverciano definiscono “asimmetrico”, nei bar viene giustamente descritto come “sbilenco”, nella migliore delle ipotesi. Una complicazione inutile ieri, oggi, domani e sempre per questa squadra priva di fenomeni ma anche e soprattutto di giocatori capaci di prescindere dal disegno tattico. BASI Qualcuno lo dovrà pur dire: l’Italia ha bisogno di ripartire dalle basi. Va trattata come se fosse una squadra che vale poco o nulla. Una formazione bambina che va guidata, telecomandata, un po’ come faceva Conte che non a caso è l’unico ct dell’ultimo decennio ad aver fatto rendere una rosa senza qualità. Il primo Mancini aveva un centrocampo in stato di grazia e aveva trovato una formula capace di esaltare Jorginho e Verratti, i due registi, i giocatori centrali del progetto, e di valorizzare di riflesso tutti gli altri. Ma già all’Europeo vinto quella formula non era più magica, anche perché gli avversari avevano ampiamente preso le contromisure. C’era però un modo di schierare la formazione chiaro, un 4-3-3 perfino scolastico ma che funzionava perché ognuno era al suo posto e nessuno doveva improvvisare.

Qui ci sono tanti azzurri fuori dalla zona di comfort e andrebbe anche bene in un momento di assoluta spensieratezza, di certo non con il fantasma del terzo fallimento mondiale consecutivo che aleggia. Per ventitré (e passa) minuti ci siamo illusi che un esercizio simpatico in allenamento e un 5-0 all’Estonia ci avessero fatto trovare distanze, misure, certezze. Questa squadra non ne ha da oltre tre anni, non si può pensare che le trovi in tre giorni. Dopo l’Europeo 2021, Mancini aveva smesso di allenarla, Spalletti ha preso i cocci e li ha sparpagliati di qui e di là, logico che Gattuso debba cominciare a prenderne un paio e a incollarli. Non può fare di più, non può pretendere che l’Italia funzioni con un complesso 4-3-3 asimmetrico dopo tre giorni di allenamento e in una trasferta ad alta tensione. Se funziona il 4-4-2 perché è un modulo elementare, mettilo subito. Non aspettare nemmeno quei ventitré dannatissimi minuti.