No, calma. Calma. Cioè, per carità, son scelte personali e, tra l’altro, chi ha mai mangiato una pizza con costui, però no, su, dai, aspetta un attimo, ché questa non è una volatona sui 100 metri e puoi prenderti tutto il tempo necessario per riflettere, meditare, decidere. E ovviamente stiamo pensando a Marcell Jacobs, 31 anni il prossimo 26 settembre, al suo addio-non addio-ma probabilmente addio alle competizioni, spiattellato ai microfoni della Rai pochi attimi dopo essere stato eliminato nelle semifinali iridate dei 100. Dice così: «La testa mi sta dicendo che non riesce a continuare a reggere tutte queste delusioni». E poi anche così: «La gente ha iniziato a conoscermi dopo i Giochi, ma le sensazioni tristi nella mia carriera sono state tre volte superiori rispetto a quelle di gioia. Devo prendermi un po’ di tempo, per capire se vale la pena continuare a soffrire così».
E lo dice con tutta l’onestà che ha sempre contraddistinto ’sto ragazzo, straordinario protagonista a Tokyo nel 2021, quando pensavamo fosse impossibile vedere un azzurro nella finale della specialità simbolo delle Olimpiadi e, infine, fummo travolti da un’emozione devastante e forse irripetibile: l’oro tricolore nei 100 metri. Che goduria. Di tempo ne è passato, sono arrivate altre soddisfazioni ma anche amarissime delusioni, in particolare in questa stagione che in realtà è stata una non-stagione. Il 10.16 centrato ieri è anche il personale stagionale di un campione che non può e non vuole accontentarsi della mediocrità, ma - e torniamo all’inizio - calma. C’è ancora spazio, non tanto per tornare a combattere coni giovani fenomeni della specialità (americani e giamaicani su tutti), ma di sicuro per provare a regalarsi un’uscita più gloriosa, magari agli Europei in programma tra un anno.
Per carità, bisogna rispettare ogni decisione, ma siamo convinti che questo atleta- colpevole di non essere “personaggio”, snobbato perché riservato e pochissimo appariscente - possa ancora stupire e debba solo trovare un po’ di quella sfacciataggine che, al contrario, abbonda nel cuore e nella testa di Tamberi. Anche Gimbo ieri ha dovuto mandar giù l’amarissimo boccone dell’eliminazione nell’alto a misure normalissime (2.21) e non ha nascosto la delusione («Risultato pietoso, fa male»), ma a differenza del socio-d’oro (a Tokyo lui e Marcell esultarono a una manciata di minuti l’uno dall’altro) non ha la minima intenzione di fermarsi: «Non vedo l’ora di ricominciare». E forse entrambi esagerano: Tamberi a sentirsi eterno, Jacobs a immaginarsi finito.