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Petacchi sfreccia al Tour dopo sette anni

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Sua la prima volata dell'edizione 2010. Era da tre anni che un italiano non portava a casa una frazione

Roberto Amaglio
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Se escludiamo le effimere (e truccate) vittorie di Riccardo Riccò e Leonardo Piepoli nell'edizione del 2008, era dal 29 luglio del 2007 che un italiano non portava a casa un successo di tappa al Tour de France: in quell'occasione a sfrecciare sul prestigioso rettilineo di Parigi fu Daniele Bennati, in maglia Lampre. Quasi tre anni di digiuno, quindi, un tempo biblico nel ciclismo. Ed è proprio per questo motivo che l'affermazione di Alessandro Petacchi nella seconda tappa del Tour 2010 rappresenta una sorta di liberazione per tutto il movimento italiano, da un paio di anni apparso sottotono proprio nel comparto delle ruote veloci. Tornano il Jet e la Lampre – Oltre alla soddisfazione degli appassionati italiani per aver immediatamente rotto il ghiaccio in questo Tour, i più felici saranno ovviamente Alessandro Petacchi e i fratelli Galbusera, ossia i patron della Lampre: per entrambi si tratta infatti di un ritorno dopo un lungo digiuno. Dopo i problemi fisici che lo hanno penalizzato sia al Giro che alla Sanremo, forse al Tour rivedremo il miglior Petacchi, quello che già nel 2003 si portò a casa 4 frazioni dalla Grande Boucle. A distanza di sette anni dall'ultima affermazione francese e alla soglia dei 36 anni, lo spezzino ha di che essere contento per il perentorio sprint che lo ha riportato nel gotha dei velocisti. Per la Lampre, invece, la volata di Petacchi può rappresentare un primo passo verso una seconda parte di stagione migliore: senza Classiche primaverili portate a casa e con un Giro privo di acuti (troppo poco il secondo posto di Cunego a Montalcino), togliersi qualche gioia al Tour era diventato quasi vitale per il consorzio diretto da Beppe Saronni. La tappa – Poco da dire sull'andamento della frazione che da Rotterdam ha portato la carovana a Bruxelles. Tutti temevano i ventagli e il vento delle dighe olandesi. Per fortuna, però, il gruppo ha potuto marciare senza troppi intoppi verso il traguardo (solo Basso è finito a terra senza conseguenze a causa di un cane in strada). Nessun timore lo ha creato nemmeno la fuga della prima ora promossa da tre atleti: Wynants, Perez Lezaun e Boom. Il gruppo li ha sempre tenuti nel mirino, riassorbendoli quando al traguardo mancavano 9 km. A quel punto i treni dei velocisti hanno iniziato a preparare lo sprint: attive in questo senso la Garmin di Farrar, la Htc Columbia di Cavendish, la Cervelo di Hushovd e, appunto, la Lampre di Petacchi. Ai -2 una caduta in curva ha messo fuori dai giochi Cavendish e Freire e il gregario dell'italiano Lorenzetto. Un'altra caduta nelle posizioni avanzate del gruppo ha creato ulteriore scompiglio, tanto da costringere Petacchi ad anticipare lo sprint partendo a 300 metri (vento in faccia) dalla fatidica linea bianca. Sembra troppo presto, ma nessuno è riuscito a scalzarlo. Alle sue spalle Mark Renshaw, Thor Hushovd e Robbie McEwen. Cancellara, invece, conserva la sua maglia gialla.

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