Jannik Sinner, come sempre disponibile, ha dialogato senza filtri con tifosi e giovani delle scuole tennis durante l’incontro organizzato dallo sponsor a Torino. Una giornata speciale, in cui ha scoperto i nomi dei primi rivali alle Atp Finals e ha raccontato aspetti poco conosciuti della sua quotidianità da atleta, soprattutto ciò che accade nelle ore che precedono una partita.
Tra le rivelazioni che hanno incuriosito di più, c’è la sua abitudine al sonnellino pre-match. Un dettaglio sorprendente, considerando la tensione che accompagna gli appuntamenti più importanti, ma che per Sinner rappresenta quasi un rituale: "Onestamente, io riesco sempre a dormire prima delle partite — ha detto —. Però mi capita di svegliarmi magari tre quarti d’ora prima del match". Un metodo che gli permette di restare sereno mentre altri colleghi faticano a rilassarsi: "Questa è la mia fortuna, perché ci sono tanti che fanno fatica proprio a dormire".
Il suo percorso verso la partita è scandito da passaggi precisi e difficilmente modificabili. Sinner ha spiegato che, quando gli orari lo consentono, segue sempre la stessa sequenza: "A volte, anzi, direi quasi sempre, quando ho il tempo — ha aggiunto — preferisco scaldarmi, poi mangiare qualcosa, poi tornare a dormire e infine giocare". Un’abitudine che funziona solo se rispetta un punto fondamentale: "Mi servono almeno 40 minuti per svegliarmi bene, e dopo quei 40 minuti sono pronto per scendere in campo".
Una routine che testimonia quanto il numero uno al mondo sia un atleta metodico, capace di mantenere concentrazione e lucidità grazie a piccoli rituali che lo accompagnano sin dagli esordi. Naturalmente non mancano le eccezioni: ritardi, partite che slittano, cambi di programma ormai all’ordine del giorno nel circuito. In quei momenti, ha spiegato Sinner, è il team a giocare un ruolo decisivo, aiutandolo a restare focalizzato e a gestire energie e tempi in vista dell’ingresso in campo.