Non è facile trovare nella storia del tennis, e dello sport in generale, una rivalità così sospesa su un filo sottilissimo: Jannik Sinner e Carlos Alcaraz sembrano essere in un perfetto pareggio invisibile. Basti pensare a un dato straordinario: nei loro 16 incontri hanno messo insieme 3.302 punti totali, ovvero 1.651 per ciascuno. È una cifra che non racconta solo numeri, ma un’anima gemella sportiva, una simmetria profonda che pare sfidare qualsiasi logica di dominio, trasformando il tutto in un passo a due. Eppure, Alcaraz conduce negli scontri diretti, con quattro vittorie in più rispetto a Sinner. Come si concilia questa apparente contraddizione? La spiegazione è, forse, proprio nella natura di quei punti: non tutti valgono allo stesso modo. Alcune partite sono state decise in momenti decisivi, in punti che pesavano come macigni, senza che la bilancia penda nettamente da un lato.
Pensiamo alla finale del Roland Garros 2025: Sinner ha avuto tre match-point che non è riuscito a convertire. Oppure al quarto turno degli US Open 2022, quando ha fallito un match-point a suo favore. O ancora la finale di Pechino 2024, decisa da un tie-break al quinto set: lì, la storia della partita è segnata da attimi. Come quando Sinner domenica ha annullato un set point con una seconda a 187 km/h o il punto del contro-break figlio di due palle steccate e un improvviso drop shot. In quei momenti, un singolo punto valeva molto più di cento. Casi tutt’altro che isolati in questo racconto: Alcaraz ha vinto quattro match in più, nonostante la parità nei punti. Tre delle sue dieci vittorie, infatti, sono arrivate al quinto set agli US Open 2022, al Roland Garros 2024 e 2025 il che significa che molti dei suoi successi sono stati strappati in quei momenti più estremi.
Alcaraz, il colpo con cui Sinner lo lascia senza parole
Jannik Sinner e Carlos Alcaraz si conoscono alla perfezione, ma continuano a sorprendersi. La finale delle Atp Finals lo...Tornando al presente, o al passato più prossimo possibile, l’atto conclusivo delle Finals, vinta da Sinner in due set, aveva una chiave di lettura in più. Domenica, in quella partita, Sinner aveva davvero tutto da perdere: giocava quasi in casa, davanti a un pubblico che lo attendeva come eroe, e l’ultimo precedente importante con Alcaraz lo aveva visto soccombere a New York, con troppe domande nella testa. Il campo era veloce, indoor, esattamente nelle sue corde e, paradossalmente, proprio lì avrebbe potuto tradirlo la pressione maggiore. Invece no. Sinner ha mostrato nervi d’acciaio, mente lucida, carattere: ha trasformato il rischio in opportunità, la paura in consapevolezza, rendendo legge del contrappasso ogni sconfitta: non ci sarebbe stato il trionfo di Wimbledon senza la sconfitta al Roland Garros, non ci sarebbe stata la vittoria di Torino, senza l’amarezza di New York. Ed è proprio da Torino che è arrivata la dichiarazione di Jannik dal campo durante la premiazione: «Ho bisogno della nostra rivalità per alimentare la mia motivazione».
La vittoria alle Finals, ha equilibrato di nuovo la bilancia e permesso a Sinner di chiudere l’anno a -550 punti da Alcaraz. A gennaio affronterà l’ultima grande cambiale a Melbourne, poi avrà una prateria da febbraio a maggio per tornare numero 1: tra Rotterdam, Doha, Indian Wells, Miami, Montecarlo e Madrid avrà zero punti da difendere. Di certo c’è che il 2026 regalerà tante altre sfide tra Jannik e Carlos. Ci aspetta ancora tanto, perché con questi due ogni partita è una promessa e ogni punto può scrivere una storia nuova, provando a spezzare, ancora una volta, l’equilibrio.




