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Adriano Panatta, siluro su Sinner e Alcaraz? "Cosa penso del loro gioco"

di Lorenzo Pastuglialunedì 1 dicembre 2025
Adriano Panatta, siluro su Sinner e Alcaraz? "Cosa penso del loro gioco"

2' di lettura

Il 2025 del tennis si chiude con un dominio quasi assoluto di Carlos Alcaraz e Jannik Sinner, i due giovani fenomeni che hanno segnato la stagione. Dopo aver conquistato tutti i principali Slam, i due torneranno in campo nel 2026 per gli Australian Open, il primo grande torneo dell’anno, dopo qualche giorno di vacanza e recupero. Come accaduto nel 2024, Alcaraz e Sinner si sono divisi i tornei più prestigiosi: lo spagnolo ha vinto il Roland Garros e gli US Open, l’altoatesino Melbourne e Wimbledon. Otto titoli per Carlitos, sei per Jannik, con 10 finali giocate su 12 tornei, nonostante tre mesi di stop dovuti alla vicenda “Clostebol”. La classifica parla chiaro: Sinner è staccato di ben 6340 punti dal numero 3 del ranking, Alexander Zverev, un divario enorme.

Intervenuti a Radio Deejay, due grandi ex del tennis italiano hanno analizzato il fenomeno. Adriano Panatta ha spiegato: “Negli anni 70 nella top-10 ognuno aveva vinto almeno uno Slam. La competizione era più equilibrata: tutti potevano perdere. Oggi Alcaraz e Sinner non perdono mai. Sono fortissimi, ma oggi quasi tutti giocano allo stesso modo”, hanno detto in coro.

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Poi Paolo Bertolucci ha aggiunto: “Nadal, Federer e Djokovic avevano una concorrenza durissima: Del Potro, Wawrinka, Tsonga… C’erano tanti candidati ai grandi titoli — le sue parole — Oggi ne sono rimasti solo due”. Poi ha sottolineato la differenza netta tra le epoche: “Oggi tra Sinner-Alcaraz e il periodo di Federer-Nadal c’è una differenza enorme: prima c’era equilibrio, oggi loro due sono semplicemente fuori portata”. Panatta ha insistito: “Il livello tecnico e mentale di questi due ragazzi è impressionante. È chiaro che per gli altri giocatori è quasi impossibile competere.” Bertolucci ha concluso: “Se qualcuno vuole avvicinarsi, dovrà fare qualcosa di straordinario: il gap non è solo di talento, ma di continuità, maturità e capacità di reggere la pressione”.

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