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Rimini, il somalo e l'agghiacciante "regalo" del Viminale: dov'era stato prima di accoltellare il bimbo sul tram

Simona Pletto
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Oggi avrebbe dovuto iniziare la scuola, il suo primo giorno tra i banchi. Invece il piccolo Sunny, figlio di genitori originari del Bangladesh, sei anni appena compiuti, resterà lì immobile nel suo letto d'ospedale, ricoverato in rianimazione all'Infermi di Rimini con la gola tagliata. I medici lo hanno sottoposto per ore a un delicato intervento chirurgico andato a buon fine. Il destino del bimbo sabato sera si è incrociato con quello di Somale Eduula, il 26enne somalo e richiedente asilo, che dopo pochi minuti di follia consumati sulla linea 11 dell'autobus che porta da Riccione a Rimini, si è scagliato anche su di lui e gli ha reciso la giugulare con la lama di un coltello. La stessa lama che poco prima aveva affondato nel volto e nel corpo delle due donne controllori, colpevoli di avergli chiesto di mostrare loro il biglietto dell'autobus. L'uomo ha reagito accoltellandole (la più grave ha una prognosi di 60 giorni ed è stata ferita al torace, al viso e al collo; l'altra ne avrà per dieci giorni) per poi farsi aprire le porte automatiche dal conducente dandosi alla fuga. Il tutto sotto gli occhi attoniti e terrorizzati dei passeggeri. In quella folle fuga, ha tentato di salire su un'auto in transito minacciando il conducente ed ha poi ferito altre due donne e il piccolino che si trovava sul marciapiede insieme alla madre e alla sorellina. Si tratta di una ragazza e di una 77enne, ferite entrambe di striscio alla gola. Cinque feriti il bilancio. Quattro donne e un bimbo. All'indomani di questa sanguinosa vicenda, restano molti gli interrogativi. Come mai un richiedente asilo, domiciliato a Riccione, ospitato da un istituto di volontariato, e che a quanto pare aveva eri. In quel già dato segni di violenza e di alterazione, girava liberamente con un coltello in tasca? Domande che si è pubblicamene posto anche il sindaco di Rimini Andrea Gnassi, a cui risponderanno forse gli organi preposti. Intanto sull'altro fronte, quello delle indagini, gli investigatori coordinati dal pm Davide Ercolani sono invece al lavoro per cercare di ricostruire ogni minuto di quella aggressione shock consumata in viale Regina Margherita (Miramare), nel cuore della cittadina turistica. In un primo momento si era temuto che quello messo in atto da Somale Eduula fosse un atto legato al terrorismo, anche perché urlava frasi sconnesse nella sua lingua d'origine.

 

 

Una tesi subito smentita anche dal procuratore capo Elisabetta Melotti. Dopo il suo arresto, avvenuto durante la breve fuga, gli agenti di polizia della Questura riminese si sono concentrati sugli ultimi spostamenti e sulla personalità di Somale, per capire il perché di tanta violenza. La risposta l'ha data lo stesso somalo, in un breve interrogatorio avvenuto in Questura dopo l'arresto. Il giovane, in un inglese stentato, ha ammesso di aver fatto uso di cocaina nei momenti precedenti l'aggressione che lo ha visto seminare sangue sulle strade della città rivierasca. Poi l'interrogatorio è stato interrotto, in quanto non si è trovato un interprete in grado di tradurre le sue frasi: è stato trasferito in carcere in attesa di comparire davanti al gip per l'udienza di convalida del fermo. Lo straniero, senza precedenti penali, era ospitato dal 9 agosto scorso in una struttura della Croce Rossa a Riccione ed era sottoposto ad un programma di collocamento.

 

 

Come detto, secondo il sindaco di Rimini Andrea Gnassi, Somale aveva già manifestato un carattere aggressivo e violento. Non era comunque seguito da strutture che si occupano di malattie psichiatriche, né aveva avuto in passato segnalazioni per comportamenti violenti. Era in Italia da alcuni mesi e aveva presentato domanda per ottenere lo status di rifugiato, la stessa richiesta avanzata dal 2015 ad oggi mentre si trovava in Svezia, Germania, Olanda e Danimarca. Non è ancora chiaro come sia arrivato nel nostro Paese. Del giovane somalo ospitato alla Croce Rossa si sa che era un senza fissa dimora e che divideva la stanza con altri richiedenti asilo. Al momento dell'arresto, avvenuto mentre tentava di nascondersi in una vicina colonia disabitata, il 26enne non ha reagito. Per lui è stato nominato un avvocato di ufficio del Foro di Rimini, Maria Riveccio e oggi probabilmente verrà sottoposto all'interrogatorio di garanzia. È accusato di tentato omicidio, lesioni aggravate e tentata rapina.

 

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